Il clima USA-Israele è teso: dubbi sulla possibilità di riprendere i negoziati.

Il clima USA-Israele è teso: dubbi sulla possibilità di riprendere i negoziati.

I leader degli Stati Uniti e di Israele hanno mostrato una imbarazzante avversione a sottoporsi congiuntamente all’intervista della stampa: la causa è sicuramente il mancato raggiungimento di posizioni univoche sulla crisi israelo-palestinese, ma la situazione è peggiorata dalle dichiarazioni pubbliche recentemente rilasciate da Netanyahu. L’incontro tra il Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, che si è svolto ieri, e Benjamin Netanyahu, Premier israeliano, a Washington, ha però rivelato alcuni screzi nelle relazioni bilaterali tra i due Stati. A far precipitare la situazione ha contribuito la decisione del municipio di Gerusalemme di avviare i progetti di costruzione di circa una ventina di alloggi nella zona Est della città. Durante la riunione del giorno prima dinnanzi all’Aipac, l’American Israel Public Affairs Committee, una delle più potenti lobbies ebraiche americane, Netanyahu aveva ribadito la sua ferma volontà di sostenere i nuovi progetti di edificazione nella Città Santa. Il premier avrebbe infatti affermato in quella sede che: « Gerusalemme non è un insediamento, è la nostra capitale». Imbarazzo reciproco dunque: questo è stato il sentimento dominante dell’incontro, derivante dalla constatazione di essere attestati su posizioni nettamente divergenti in tema di crisi israelo-palestinese. Lo stesso incontro con il Segretario di Stato, Hillary Clinton, si è volutamente svolto a porte semi-chiuse, con esclusione di fotografi, reporter e telecamere. Nel corso della visita al Congresso, il Premier israeliano ha dichiarato l’impraticabilità della richiesta palestinese di un congelare preventivamente tutti gli insediamenti ebraici nei territori di Gerusalemme Est.

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Politica Internazionale