Il discorso del re - Al Teatro Morlacchi dal 31 Ottobre al 4 Novembre
Il discorso del re, capolavoro di David Seidler dal quale recentemente ne è stato tratto un film pluripremiato, approda al Teatro Morlacchi di Perugia da mercoledì 31 ottobre a domenica 4 novembre, nella bellissima e intensa messinscena che vede Luca Barbareschi nel doppio ruolo di regista e interprete. Lo affianca un cast notevole formato da Filippo Dini, Astrid Meloni, Chiara Claudi, Roberto Mantovani, Mauro Santopietro, Ruggero Cara. Il testo sfrutta l’aspetto psicofisico della disarticolazione verbale per raccontare il rapporto tra il Paese colono e l’Impero che sacrifica i propri figli in guerra. E dimostra come aneddoti nascosti nelle pieghe della Storia possano elevarsi alla potenza dell’epica, se narrati con perizia e ritmo. Ambientata in una Londra surreale, a cavallo tra gli anni ‘20 e ‘30, la commedia è centrata sulle vicende di Albert, secondogenito balbuziente del Re Giorgio V. Nell'appuntamento de "Il comodino dietro il sipario" di martedì 30 alle 15:15 e 19:30, saranno messi in palio due biglietti per assistere allo spettacolo. Inoltre nei giorni successivi non perdere recensione e interviste ai protagonisti dello spettacolo! Luca Barbareschi e la Compagnia partecipano, venerdì 2 novembre, alle 17,30, al Teatro Morlacchi, all’incontro con il pubblico tenuto dal Prof. Alessandro Tinterri, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo e di Storia e Critica del Cinema dell’Università degli Studi di Perugia. Al termine presso il Caffé del Teatro, l’Azienda agraria Terre de la Custodia offrirà al pubblico una degustazione dei propri vini. Dopo la morte del padre, il timido e complessato duca di York non sarebbe dovuto salire al trono d’Inghilterra. Il primogenito era infatti Edoardo, che divenne sì re ma che, per amore di Wallis Simpson, abdicò neppure un anno dopo. A Bertie, o meglio ad Albert Frederick Arthur George Windsor, toccò il peso della corona diventando sovrano con il nome di Giorgio VI. Un uomo atipico che fu un re molto amato dal popolo, legato da vero amore alla moglie: la volitiva Elisabetta Bowes-Lyon, che si portava appresso un fardello di costrizioni infantili e un bisogno di affetto difficili da trovare nell’anaffettiva coppia di genitori regali. Un’insicurezza che si esprimeva attraverso una balbuzie invalidante e impossibile da gestire nei numerosi e imbarazzanti discorsi pubblici cui era tenuto. In più, Giorgio VI si trovava a essere la voce del e per il popolo britannico in un momento difficile della storia, alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Ma che guida poteva essere per il popolo? Così venne portato dalla moglie in visita dal logopedista australiano Lionel Logue, dai metodi anticonformisti, capace di sondare le anime e di medicarle. Attore mancato per eccessiva enfasi, insegnò al Duca di York come superare l’incubo di parlare in pubblico. Logue pretese subito il “tu” dal reale e sottopose il futuro re ad una cura che, attingendo al laboratorio teatrale quanto alla seduta psicanalitica, gli permise di salire sul trono. Una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca di ironia ma soffusa di malinconia, a tratti molto commovente, ma capace anche di far ridere. Una bellissima storia sul senso di responsabilità e sulla dignità del ruolo, anche quando tale ruolo non è atteso né desiderato, sulla solidarietà familiare e sulla forza di volontà che permette di superare ostacoli apparentemente insormontabili. Eccellente, preciso, determinante il peso di ciascun personaggio che, oltre ai due protagonisti, riesce a rappresentare sapientemente il risvolto umano, psicologico, storico di tutti gli altri, la cura e la massima attenzione ai costumi e alla scenografia rendono a pieno la ricostruzione di tempi, ambienti e atmosfere.