Il finto (e non virtuale) concerto di Travis Scott su Fortnite.

Il finto (e non virtuale) concerto di Travis Scott su Fortnite.

a cura di Alessandro Pirrone (Radio Music Storm)
 
 
Nella notte tra giovedì e venerdì 24 aprile è stato trasmesso su Fortnite (famosissimo videogioco) un concerto virtuale: Astronomical di Travis Scott. La risonanza mediatica dell'evento è stata gigantesca. Un concerto virtuale, per lo meno così è stato presentato. Ma lo è stato davvero?
Bisogna fare un plauso a Travis e a tutto il suo staff. È stata sicuramente una mossa di marketing geniale poiché dopo questa esibizione è stato pubblicato un nuovo singolo in collaborazione con Kid Cudi, già presentato negli ultimi atti dell'evento; inoltre il tutto ha permesso un allargamento della fan-base di Travis e, sicuramente, un cospicuo guadagno causato anche dal rientro nelle classifiche Spotify di alcun brani. Un ulteriore plauso va al team del videogioco: grafiche e animazioni pazzesche, degne di Astroworld (nome dell'ultimo album del rapper), di un visione del mondo sicuramente non convenzionale e sconfinata. Un lavoro eccezionale, un grande viaggio sensazionalistico che ha avuto un grande successo: 12,3 milioni di spettatori e una grande pubblicità per entrambi i protagonisti in gioco, poiché i player che non avevano mai sentito parlare o ascoltato Travis, si sono sicuramente fatti una mezza idea e magari, vista la spinta emozionale dettata dalla fidelizzazione del "loro" videogioco, adesso si considerano come nuovi fan, anche se su questo punto c'è da domandarsi quanto la cosa possa essere duratura. Dall'altro lato i fan di Travis hanno ampliato la loro conoscenza riguardante il videogioco e, restando meravigliati dalle straordinarie animazioni, potrebbero anche aver iniziato a usufruirne quotidianamente.
Ma stiamo seriamente parlando di un concerto o, meglio ancora, di un concerto virtuale? Alcuni, se non tutti, lo hanno definito così nell'annunciarlo. Alcuni lo hanno definito tale anche dopo averlo visto. Probabilmente questi ultimi non sono né mai andati ad un concerto né hanno mai avuto un interesse nel guardarne uno su Youtube e, aggiungo, potrebbero essere esattamente quei soggetti che da quel momento si possono considerare inglobati nella sfera di nuovi fan del rapper statunitense, processo innescato da una carica emozionale istantanea nell'aver preso visione dell'evento. Un lavoro dalle indubbie qualità, ma che di concerto in sé ha veramente poco. Potrebbe essere un ottimo prodotto se realizzato per la pubblicazione video di un singolo; si potrebbe cominciare a considerar ciò come valida alternativa non limitandosi soltanto a Fortnite.
Un evento che forse passerà alla storia, ma c'è da vedere quale storia: quella della musica? Di Fortnite? Con la musica gli aspetti di correlazione sono non molti a dir la verità: un brano in quanto tale, come lo si può ascoltare sulle piattaforme di streaming, riprodotto su un videogame in contemporanea a delle grafiche sensazionali e straordinarie non fa di per sé un concerto. Lo spettacolo consiste, e scusate per la semplificazione, in un'animazione del rapper statunitense che va girovagando per questo mondo con dei suoi brani in riproduzione. Questo girovagare ha, però, sicuramente una struttura e storia creata dietro dalla collaborazione degli stessi informatici, grafici di Fortnite con l'immaginario del rapper statunitense. Detto ciò un altro aspetto mancante tipico di un concerto è quello interattivo: il pubblico si ritrova solo nella sua fruizione con poche, se non nulle, possibilità di condividere l'esperienza con qualcun altro. 
Tutto ciò ha a che fare con la musica? E' una strategia di marketing nel quale molti sono cascati? A questo ultimo quesito la risposta può essere affermativa, ma aggiungo, non si può non lodare quest'iniziativa. La cosa importante resta quella di non far confusione tra finzione e realtà.  Alla possibilità che questa nuova forma diventi una strada per poter partecipare ad un concerto visti i tempi che corrono comprese le restrizione vigenti dalla durata indubbia, ma che per il settore del live / concerti rischia di essere molto lunga, non posso che dire: "Ma siamo matti? Ma volete davvero vivere in un mondo finto?" 

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