Il lato positivo di Domenech
"Domenech mi ha impedito di chiedere scusa. Questa non è l'ora dei regolamenti di conti ma del perdono, è l'ora di ascoltare tutta la sofferenza delle migliaia di francesi". Destano ancora stupore
le parole pronunciate da Pratice Evra, giocatore del Manchester United e capitano della nazionale francese, dopo la sconfitta subita contro il Sudafrica nell'ultima partita utile per un posto agli ottavi di finale. Destano stupore e rimbalzano da giornale a giornale su tutte le prime pagine sportive e non. La squadra di Domenech, giunta alle fasi finali con un'eco di polemiche per il gol di mano realizzato da Henry contro l'Irlanda, ha conquistato quasi tutti i principali titoli dei giornali. La stampa estera non si è risparmiata nel commentare con sarcasmo la sconfitta dei Bleus, in primis – ovviamente – la stampa irlandese (ma per ovvie ragioni). Il quotidiano spagnolo "El Pais", prevedendo per i giocatori un rientro difficile nella madrepatria, ha scritto che "il calcio francese è divenuto un affare di Stato e la Francia è vittima di una guerra civile calcistica da quando ha conquistato la coppa del mondo nel 1998". Il quotidiano tedesco "Bild" si è spinto oltre: "Adieu les Blöd", giocando sulla similitudine tra “bleu” e “blöd” (imbecille in tedesco). Altrettanto è accaduto in Italia e, ovviamente, in Francia dove "désastre" è stata la parola più utilizzata per riconoscere la sconfitta.
Per quanto riguarda il coinvolgimento della politica nelle vicende calcistiche - tema scottante in Italia - dovrebbe essere in corso in queste ore una “riunione di lavoro” sulla disfatta convocata dal presidente Nicolas Sarkozy. Secondo indiscrezioni, il capo di Stato francese riceverà domani mattina nelle stanze dell'Eliseo l'attaccante dei Bleus Thierry Henry, rientrato in patria con un volo privato. L'affare di Stato predetto da "El Pais" si sta forse avverando, quello che non è chiaro è perché tutta questa attenzione su un solo lato della medaglia. Sicuramente Domenech non appartiene alla categoria degli allenatori più simpatici, ma quel saluto negato a Parreira – allenatore del Sudafrica – ha sconfessato chi ancora sosteneva che tutto sommato fosse un gran signore. Domenech, però, ha sfaldato un gruppo che è riuscito suo malgrado a fare qualcosa di buono. È questa la vera notizia. Infatti, se proiettiamo la partita dall'altro lato scopriamo che la sconfitta francese ha ridato onore alla nazione-nazionale sudafricana.
Finita la partita, dopo un contatto diretto coi giocatori, il presidente Zuma si è presentato ai cronisti per esternare il suo pensiero: triste si, ma soprattutto felice. Triste perché è la prima volta che un paese ospitante non passa la fase a gironi, felice perché tutta la nazione - senza distinzioni - ha sostenuto fino all'ultimo la propria squadra. Tutto il Sudafrica ha sperato nella qualificazione, tutto il Sudafrica si è stretto intorno ai suoi giocatori. I Bafana Bafana, pur se eliminati, hanno messo in scena per 90 minuti la bellezza dello sport...che se in Francia (e non solo) divide, in Africa (oggi) unisce. "Siamo i padroni di casa del torneo in rappresentanza di tutta l'Africa. Dobbiamo essere positivi e finora lo stiamo facendo straordinariamente bene (…) C'è un'energia e un'allegria che non si vedeva dalla liberazione di Nelson Mandela nel 1990". Bastavano queste parole per soffermarsi di più sul lato positivo della medaglia. E invece niente, i giornali hanno preferito commentare la questione francese. Eppure Zuma aveva anche provato - inconsciamente - a fornire un eventuale occhiello per la titolazione: "Per la prima volta in 16 anni bianchi e neri festeggiano insieme negli stadi e in strada". Nonostante la notizia non abbia conquistato le prime pagine dei giornali, nulla è ancora perduto. This is still time for Africa. Speriamo però non finisca l'11 luglio a Johannesburg, quando si spegneranno le ultime luci sulla coppa del mondo.