Il miglior amico del Colle. Ma anche no.
Berlusconi non ha paura del confronto con il Capo dello Stato e tira fuori i suoi ottimi rapporti con il Colle, che dichiara essere migliori di quelli di Fini, nonostante ciò che pensi il Presidente della Camera. Non ha paura neanche di presentare, nuovamente, la questione di fiducia, pur di non dare spazio ai finiani. Almeno, questo era quello che credeva. Poi, tutti i suoi sogni sono stati infranti da un Napolitano titubante che chiarisce immediatamente che se il testo rimane così com’è ci sono molte possibilità che non venga firmato. Il Presidente della Repubblica propone almeno una vacatio legis duratura, per evitare disguidi costituzionali fra vecchi e nuovi fascicoli trattati diversamente. Gli avvocati del Governo gli concedono 30 giorni. Devono pur bloccare in qualche modo l’inchiesta perugina. Peccato tralascino qualcosa come tutta la Costituzione e soprattutto, il principio per cui situazioni uguali vanno trattate in maniera uguale e situazioni diverse in maniera diversa. Questo senza considerare, poi, le altre implicazioni di una normativa tagliagambe come questa del ddl intercettazioni.
Come se non bastasse, il Presidente del Consiglio pare utilizzare la questione di fiducia come un ricatto, ormai. Mettendo così con le spalle al muro i dissenzienti, che, si sa, alla poltrona comunque ci tengono. E che in quanto parte della maggioranza, se cadesse il Governo, non farebbero una bella figura.
E si sa, alla faccia ci tengono.
Ora, la palla, insomma, passa al Capo di Stato, al Garante della Costituzione, a colui che presiede di diritto il CSM. Dovrebbe riguardargli da vicino, quindi, una norma che metterebbe fine a buona parte del lavoro dei magistrati e, grazie alla splendida norma dell'avvocato del premier, quella delle 48 ore, renderebbe tutto il procedimento giurisdizionale incredibilmente burocratico.
E per fortuna che il Ministero della Semplificazione l'hanno inventato loro.