Il Talk Show all'IJF 15 - Parte 2

Il Talk Show all'IJF 15 - Parte 2

 
 
OH NO! ANCORA TALK SHOW!
 
 
Sabato 18 Aprile, presso la Sala dei Notari, s’è tenuto un autentico processo al Talk televisivo. A fare parte del dibattito, o per meglio dire, dell’arringa, sono stati: Marianna Aprile Oggi, Filippo Facci Libero, Selvaggia Lucarelli giornalista e conduttrice, Corrado Formigli autore televisivo e saggista e Alessio Viole Sky TG24.
 
 
Anche in questo caso le accuse sono state le stesse di cui s’è già sentito parlare in altri eventi di questo Festival: i talk show sono troppi e lo sono perché costano poco. Facci ha aperto il dibattito puntando soprattutto al concetto di competenza, dal momento che uno dei difetti del talk, almeno a suo parere, è quello di illudere persone, che non hanno alcuna competenza, di essere qualcuno. Eppure, nonostante le critiche scagliate al genere televisivo, nel suo intervento s’è percepita una certa rassegnazione al fatto che il talk non verrà mai a mancare, questo perché anche il pubblico s’è abituato a quella che Facci ha indicato come ‘ sceneggiata’. A proposito dell’abitudine acquisita dagli italiani, l’interevento di Formigli ha confermato la tesi di Facci. Infatti, pare che, ogni volta che si è cercato di cambiare tema, per esempio concentrandosi sulle vicende estere, gli ascolti siano calati notevolmente. Ovviamente la presenza di Formigli rappresentava la difesa del processo, quindi, pur ammettendo le problematiche, non ha potuto non difendere il suo lavoro e il suo prodotto, così facendo ha sottolineato anche tutto il lavoro che c’è dietro un talk, il rischio che si corre in certe spedizioni, l’investimento che si fa ad ogni puntata, che almeno nel suo caso non ha percepito grandi ribassi.
Sintetica e diretta, così come lo è sempre nei suoi scritti, è stata Selvaggia Lucarelli, che scagliando un’altra accusa al Talk, ha riassunto la questione in quattro punti.
Primo punto: i talk sono troppi e sono precisamente 19, ognuno con le sue sfumature ma tutti con lo stesso schema. Secondo punto: è cambiata la realtà politica e la società, prima il Talk era un autentico show televisivo, con dibattiti vivi e animati, adesso invece le scelte da fare sono solo due: o si sceglie l’informazione oggettiva o si cerca il talk populista e moralista. Terzo punto: si ritorna alla questione politica, oggi infatti non si può parlare di un’ opposizione unita e convinta contro la maggioranza. Quarto e ultimo punto: i social network influiscono molto, oggi la domanda la può porre direttamente il pubblico, che ha meno bisogno della mediazione giornalistica. Ho deciso di riportate i modo schematico i punti della Lucarelli perché è riuscita a riassumere le diverse lacune che oggi il talk deve affrontare, lacune che in realtà sono anche nel pubblico televisivo italiano. A tal proposito Aprile lo ha definito ‘pigro’, nel senso che si concentra solo sulle vicende interne, direi classiche, evitando tematiche scottanti o non appartenente al nostro Stato.
 
Di certo le questioni da risolvere non sono poche, ma non posso non ammettere che, almeno a mio parere, il problema non risiede nel talk show in sé, ma nella qualità della nostra politica e della povera cultura in cui viviamo che hanno di certo contribuito a rendere gli italiani passivi e meno dediti alle vicende del loro bel paese.
 
 
a cura di Lucia T. Fontana
 

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