Intervista ad Antonio Brizioli fondatore di Emergenze

Intervista ad Antonio Brizioli fondatore di Emergenze

INTERVISTA ad Antonio Brizioli, Emergenze.
 
20 FEBBRAIO 2015
 
In diretta da corso Cavour, qui con noi Antonio Brizioli, fondatore del progetto Editoriale EMERGENZE. Ci parli, come se tu stessi parlando ad un tuo amico, ad un parente, di questa tua esperienza, magari raccontandoci qualche aneddoto ancora sconosciuto al pubblico?
La sfida fin da subito è stata quella di fare molte presentazioni, senza dire mai le stesse cose, che è poi un modo per divertirsi, altrimenti presentare le cose più belle all’infinito diventa noioso! Adesso siamo in una fase piuttosto intensa, volendo fare il punto della situazione  abbiamo pressoché venduto quasi tutte le copie del numero zero, che è uscito a metà dicembre, delle ultime 100 rimaste le abbiamo trasformate in una edizione speciale, personalizzata dal nostro amico Mattia “Fieno” Torelli, artista che ha disegnato la copertina di questo numero e anche della prossima.
 
Partiamo dall’inizio, copertina realizzata da Fieno, artista molto apprezzato anche dal sottoscritto, si tratta di un periodico mensile, semestrale?
Per adesso si tratta di un’edizione pilota, il numero zero nasce per sondare l’entusiasmo e la disponibilità delle persone prima di investire in un prodotto concreto. Il test è andato a buon fine quindi si va avanti, stiamo già costruendo il numero uno,in uscita a marzo, in otto pagine che probabilmente cresceranno (altra piccola news!).
 

All’interno di queste otto pagine si parla di Perugia, vengono toccati temi abbastanza particolari e inusuali, è stato molto interessante leggerle. C’è da parte vostra la volontà di raccontare queste realtà che ci viviamo in maniera differente?
Noi vediamo la cosa come un ibrido, personalmente io provengo dal mondo dell’arte contemporanea, altri dal mondo del giornalismo vero e proprio. Ci siamo incontrati a metà strada, ne è risultato un giornale d’arte dove l’arte viene intesa come processo. Qualcuno è rimasto spiazzato, chiedendosi “ma dov’è la mostra qui dentro?”
 
Personalmente mi aspettavo un approccio più classico…
La nostra sfida è proprio questa, spiazzare tutti i lettori, chi si aspettava un giornale locale ha visto un diverso approccio a tale contesto,chi si aspettava un giornale politico ha visto che per politico si intende la polis. Diventa molto difficile applicare un etichetta che non c’è, analogamente il pubblico dell’arte e della cultura è rimasto spiazzato perché non si tratta del tipo di prodotto a cui sono abituati, però si tratta di uno spiazzamento che ha incuriosito molto, e c’è molta attesa per l’uscita del prossimo numero.
 
Dovrai fare anche tante altre presentazioni…
La presentazione ufficiale è stata fatta a Palazzo della Penna, è stato un evento molto seguito e, nonostante la presenza di importanti cariche istituzionali quali il Sindaco, anche abbastanza informale, c’è stato un dialogo che li ha ricondotti ad un terreno molto diverso da quello abituale, evitando che l’evento diventasse una delle solite parate politiche.
 
 
Politica e istituzioni hanno apprezzato il lavoro?
Hanno visto che questo, in questo momento, possa fare del bene alla città; ovviamente il sostegno delle istituzioni presenta sempre varie problematiche e lentezze, siamo in Italia e non è nemmeno colpa loro, però le stiamo sfidando ad investire in un prodotto totalmente indipendente: ad esempio la stampa del numero zero è stata finanziata dal Comune di Perugia, che fino al giorno della presentazione non ne ha visto i contenuti, cosa piuttosto insolita nella sua banalità.
 
Le persone coinvolte sono tutte dei giovani come te?
La maggior parte si,anche se Antonio Cipriani, con cui abbiamo inizialmente concepito il giornale, ha 57 anni, però ha l’entusiasmo di un ragazzi. Parliamo di un giornalista navigato, che  di giornali ne ha fatto parecchie decine, e che dopo decenni di cartaceo è passato on-line su globalist.it . Ha deciso di tornare alla carta stampata solo se si fosse fatto qualcosa di diverso. Gli altri ragazzi sono perugini: abbiamo citato precedentemente Fien ma ci sono Gabriele Principato, storico giornalista di Perugia, Paolo Marchettoni, studente dell’università, mio fratello Alberto che cura la parte video del progetto, ci sono diversi artisti umbri, ma di sicuro ho dimenticato qualcuno!
 
Un articolo racconta di un fatto, avvenuto a Palazzo Bianchi (il ritrovamento del cadavere dell’avv. Alessandro Bianchi il 30 agosto nel 1905, n.d.r)
Abbiamo fondato questa rubrica, Perugia Violenta,  nata casualmente nel senso più profondo del termine: ho conosciuto Gabriele Principato, giornalista presso la redazione de Il Fatto Quotidiano, in un viaggio fatto insieme con Bla Bla Car da Perugia a Milano, da perfetto sconosciuto, proprio nel periodo in cui stava nascendo l’idea di Emergenze. Ne abbiamo parlato, ho notato il suo interesse, ne è venuto fuori che lui era a conoscenza di tantissime cose di Perugia, e soprattutto che lui ha fatto un dottorato  di ricerca sulla criminalità perugina dell’ottocento,come i delitti, quasi una perversione. Questa cosa mi è piaciuta tantissimo, ed è subito nata la collaborazione. Si tratta di una provocazione riferita al periodo, che in parte tutt’ora va avanti, della droga, dei delitti, della violenza. Perugia Violenta richiama un po’ anche i b-movie anni ’70, come Milano Odia, di cui sono un grande appassionato: volevamo rappresentare  il sangue che sprizzasse da tutte le parti ma con la precisione filologica di uno storico che evoca fatti realmente accaduti. C’è una dimensione di indagine storica affidabile e una poetica, data dal contesto. La storia a cui accennavi tu è quella dell’avvocato Bianchi, personaggio rinomato della Perugia di inizio ‘900 che girava a cavallo per Corso Vannucci, che per questioni legate a cambiali con risvolti amorosi è stato brutalmente assassinato dal figlioccio che viveva con lui  a Palazzo Bianchi, ubicato di fronte al Teatro Morlacchi, che come tutti i palazzi all’epoca appartenevano ad uno solo proprietario.
 
Come abbiamo detto prima, si tratta di un modo diverso di raccontare la nostra città, spesso vengono tralasciati alcuni fatti e alcuni aneddoti. Ci viene in mente Perugia Sotterranea, una visita molto interessante, che pur essendo sotto casa non vediamo, poi in realtà scopri delle meraviglie che sono a portata di mano.
Una delle cose che mi ha spinto a iniziare questo progetto, questo percorso, è che da perugino, ho avuto sempre la sensazione del l’esistenza di una cultura molto distaccata rispetto al proprio territorio.
 
Una cosa molto italiana…
Infatti i problemi di Perugia alla fine sono quelli italiani. C’è questo territorio, universalmente riconosciuto come bello, con scorci mozzafiato ma  ci limitiamo a passeggiarci sopra, dimostrando una scarsissima consapevolezza. Siamo dunque partiti da rievocazioni volutamente quasi banali, della serie “guarda che qualche secolo fa  qui ci camminare Raffaello”. E’ una cosa stupida, però alla gente fa effetto, uno non immagina la cosa in quel modo, gli affreschi sono li perché c’era un fermento, c’erano le botteghe, la gente usciva, dipingeva, c’erano delle committenze, c’erano delle situazioni e questo vale un per tutti i fronti, quindi insomma questo percorso lo faccio per gli altri ma anche per me stesso, una curiosità reale di capire queste storie e ogni giorno ne escono fuori di nuove.
 
Visto e considerato che sei tanto giovane vedi nei tuoi coetanei l’aumentare di questo interesse, anche grazie ad iniziative come la vostra, oppure vedi sempre una sorta di apatia?
A dir la verità non siamo, per quanto giovani, cosi ingenui da pensare che progetti come questo possano cambiare da soli la città, però stiamo fornendo stimoli tangibili e recepibili, mi viene in mente questo percorso su Joseph Beuys, artista tedesco che ha tenuto una conferenza a Perugia nel 1980, lasciandoci sei lavagne dal valore inestimabile disegnate alla Rocca Paolina e che oggi, dopo vari anni di magazzino, sono esposte a Palazzo della Penna. Anche il pubblico esterno alla città di Perugia ma che ha collaborato a questo progetto è rimasto a bocca aperta per questo episodio totalmente misconosciuto e maltrattato. Per esempio, il logo del Emergenze, la leva che solleva il cubo, che troverete sia sul giornale che sulla nostra pagina Facebook, è preso da una una di queste lavagne, perché abbiamo riscoperto l’attualità del discorso di Beuys, secondo il quale l’arte, la forza creativa dentro ognuno di noi debba riattivare il corpo sociale nei momenti di torpore. Parlando di Beuys a tutte le nostre presentazioni, utilizzandone il logo, seguendone il percorso di simboli, parole e immagini adesso la gente ci dice grazie per averlo scoperto! Anche se non è il nostro compito primario, l’effetto collaterale inteso come promozione del patrimonio non ci da fastidio, ecco.
 
A Perugia manca probabilmente l’essenziale, ad esempio la segnaletica stradale, per indicare al turista come muoversi all’interno del nostro patrimonio artistico. C’è da molto da fare per stimolare l’ambiente?
Per recuperare la storia bisogna recuperare la contemporaneità, una città come Perugia ha bisogno che accadano cose e che ci sia consapevolezza di questo. Non ogni evento, ogni serata ogni situazione può prevedere la costruzione di un tessuto culturale, però anche il nostro rapporto con la storia io lo ritengo interessante, nel senso che la reimpieghiamo nel presente: purtroppo l’ Italia è un paese che soffre di una perdita della contemporaneità clamorosa, tanto che per chi come me si occupa di arte contemporanea è condannato al fatto che citandola si parla solo di Picasso, al massimo si arriva intorno agli anni  50, non c’è la percezione che esistono ad esempio gli anni 2000. Li viviamo ma è come se non esistessero,non si studiano nelle scuole e i professori più all’avanguardia arrivano agli anni ’70. Se da questo punto di vista non c’è un aggiornamento il rapporto con la storia diventa problematico, stiamo infatti parlando di una catena. La soluzione per centri di piccola-media grandezza come Perugia è il fare, mettere in piedi una produzione contemporanea, anziché lamentarsi. Magari ci fossero cinquanta riviste a Perugia come la mia, in passato è stato cosi, non solo non voglio proteggere questo recinto, vorrei stimolare la moltiplicazione, se qualcuno copiasse Emergenze ne sarei felice e che magari facesse anche qualcosa di migliore.
 
Scardinare quest’impostazione feudale è quasi impossibile!
Però spetta a noi farlo!
Oltre il progetto Emergenze, di cui abbiamo parlato con molto piacere,  venerdì 27 parte un’altra iniziativa…
Si, venerdì 27 febbraio, ore 10 presso porta San Pietro, che divide Corso Cavour da Borgo XX giugno, partirà una operazione d’arte contemporanea, approvata dal Comune ed in linea con il numero Zero della rivista, quindi all’origine del progetto Emergenze, intitolata “Riprendere il Filo”. Un filo rosso, anzi un nastro che in altezza assumerà le sembianze di un filo, partirà appunto da Porta San Pietro e attraverserà tutto il centro storico di Perugia terminando all’estremità opposta della città, a Porta Sant’Angelo. Il percorso, lungo circa 3km, prevederà appunto Corso Cavour, si salirà per le scalette di Sant’Ercolano,proseguendo per via Oberdan, Piazza Matteotti, via della Viola, via Pinturicchio e tutto Corso Garibaldi. Si tratta di una operazione piuttosto impegnativa,il cui livello più interessante non è chiaramente quello ambientale, comunque di forte impatto, ma si punta a stimolare con la simbologia del fil rouge, uno stimolo di ricomposizione delle varie esperienze che costellano Perugia, interessantissime ma molto spesso isolate, autoreferenziali. Ovviamente i problemi del centro storico non li risolveremo noi con questo filo, però attraversando la città, stando sulla pelle della città per dieci giorni, con un lento attraversamento e un’installazione partecipata che prevederà di entrare nelle case della gente, visto che nella maggior parte dei casi il filo sarà attaccato alle finestre e ai balconi, quindi sarà anche un po’ questa la sfida: fateci salire, dobbiamo appendere un filo! Se ne vedranno delle belle, sia in positivo che in negativo, ma questo è lo spirito dell’esperienza.
 
Vogliamo parlare anche di Kristina Borg?
Si tratta di un’artista maltese, che fra l’altro ha anche sviluppato la quasi totalità delle grafiche di Emergenze, e quindi è coinvolta al 100% nel progetto, e che io ho conosciuto a Milano, più precisamente nel quartiere Isola, probabilmente uno dei quartieri più attivi della Milano del ‘900, oggi completamente devastato nell’ambito della realizzazione dell’EXPO 2015. L’idea del filo rosso l’ho condivisa con lei e sempre con lei è stata poi strutturata, anche in base ad un suo precedente lavoro sviluppato nel quartiere: un filo rosso ha materialmente connesso una casetta popolare, ubicata proprio in mezzo ai nuovi palazzi della Regione Lombardia, diventata poi  al centro di una lotta sociale e politica molto intensa, ad un nuovo giardino condiviso e autogestito che si chiama Isola del Pepe Verde, ed è situato dalla parte opposta del quartiere. In sostanza sono stati connessi due spazi simbolo della resistenza simbolica con un filo che attraversa i grattaceli, un opera molto suggestiva. L’idea è stata di portarla a Perugia ma con una finalità opposta, mentre a Milano era importante unire due spazi distanti, qui  da noi interessa ciò che sta in mezzo i due poli, un operazione di attraversamento che sfondi certe barriere; vogliamo dimostrare che peri collegare l’arte con il territorio non servono budget importanti, come quelli messi a disposizione dall’amministrazione con poco successo, ma molta energia per ricercare il contatto con la gente. Un ‘esperimento molto impegnativo, ma che a nostro avviso doveva essere fatto.
 

 
 
 
Ricordaci le date della manifestazione.
Si parte venerdì 27 febbraio da porta San Pietro, attaccando il primo nodo. La prima giornata sarà dedicata a Corso Cavour, ma la tabella di marcia che abbiamo impostato dipenderà da parecchie variabili, come il maltempo. Il progetto prevede l’arrivo al Cassero di Porta Sant’Angelo sabato 7 marzo.
 
Per sapere invece dove sarete in questi 8 giorni?
Comunicheremo tutto dalla nostra pagina face book di Emergenze, da questa pagina abbiamo realizzato l’evento “Riprendere il filo”, necessario per avvicinarsi a questa operazione, per capirla meglio e magari aiutarsi dal vivo, cercando appunto il contatto con la cittadinanza. Deve essere una vera e propria opera condivisa. Speriamo comunque che la reazione principale sia l’entusiasmo. 
 
Intervista realizzata durante la trasmissione "Sulla Cattiva Strada" , live da corso Cavour presso Moi, in diretta su www.radiophonica.com 
 
Intervista di Andrea Lanzillotto 
Trascrizione di Michele Pirellas
 
 
 
 
 

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