La spazzatura elettronica sommerge i paesi più industrializzati.
Si chiama e-waste, o spazzatura elettronica, ed indica l’insieme di tutti i rifiuti ricollegati alle apparecchiature tecnologiche che vengono messe sul mercato. Questa spazzatura, altamente inquinante a causa dei materiali chimici impiegati e della difficoltà di smaltimento, starebbe crescendo vertiginosamente, accumulandosi principalmente nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta dei cellulari, dei personal computers e di altre componenti elettroniche scartati e abbandonate perché ormai obsolete, o semplicemente fuori moda. Si stanno accatastando montagne di spazzatura elettronica, veri e propri depositi abbandonati di apparecchi tecnologici e scarti di materiale elettronico. Gli Stati che sono maggiormente soffocati da questa tipologia di rifiuti sono, secondo un rapporto dell’ONU, Stati Uniti, Cina, India, Brasile e Messico. Secondo il rapporto ogni anno si genererebbero, nei paesi maggiormente industrializzati, circa quaranta milioni di tonnellate di e-waste. Questo perché, per i paesi con un basso reddito pro capite, può essere utile accogliere discariche elettroniche dei prodotti immessi nel commercio globale, poiché da questi ultimi è possibile estrarre “percentuali minime di elementi pregiati”, tra cui il cobalto, l’oro, l’argento o il palladio, producendo però un elevato impatto sull’ambiente. Infatti, per il loro smaltimento, sono spesso impiegati inceneritori o griglie a cielo aperto. Sarebbe urgente dunque riuscire a determinare regole e standard uniformi per tutti gli Stati,che siano universalmente condivisi, poiché altrimenti il prezzo più alto dello sviluppo tecnologico sarà sopportato maggiormente dagli Stati in via di sviluppo.