A lezione da Libera Informazione
di Antonio Maccotta
Atteggiamenti comuni del popolo impegnato nell'antimafia sociale sono schiettezza e grande carico di speranza, caratteristiche che hanno dominato anche durante la lezione del prof. Angelini dove è intervenuto il giornalista Roberto Morrione, presidente di Libera Informazione.
Non sono stati usati infatti mezzi termini nelle osservazioni sulla situazione dell'informazione nelle cinque regioni del nostro meridione direttamente "contaminate" dall’organizzazione illegale delle mafie.
Secondo il "reporter" di Libera la causa principale dell’impotenza dei giornalisti è l’assenza dello Stato. Con la scelta di ridurre ai minimi termini le sue strutture fondamentali (forze di polizia e magistratura in maniera più marcata) lo Stato ha abdicato alla sua sovranità.
Non sono mancate accuse però anche nei confronti dei giornalisti costretti ad una incoraggiosa autocensura dettata dai numerosi conflitti di interesse di cui soffre l’intero sistema informativo italiano.
Citato a riguardo lo scandaloso accordo tra i direttori di "La Repubblica" e "La Sicilia" che hanno privato per un decennio l’intera area della Sicilia orientale dell’inserto regionale del quotidiano nazionale.
Non migliora la cosa la pesante indifferenza della società civile delle altre regioni italiane. Indifferenza che spiazza davanti alle evidenti infiltrazioni mafiose nei territori del centro e del nord Italia, sempre più oggetto di riciclaggio di denaro che finisce per inquinare anche il mercato legale. Qui in Umbria le testate locali si sono dette impreparate a gestire e raccontare questi problematici fatti. A dieci giorni dalla giornata nazionale della memoria di tutte le vittime di mafia e dell’impegno (21 marzo) Morrione ha raccontato le storie questi cronisti antimafia uccisi per aver svolto un lavoro d’inchiesta sempre meno preferito al mero lavoro di cronaca: Cristina, Impastato, De Mauro, Spampinato, Francesi, Fava, Siani, Rostagno e Alfano.