L'Italia del Femminicidio

L'Italia del Femminicidio

Seconda giornata all' IJF 13, seconda serata e altri grandi nomi. Alla Sala dei Notari arriva Riccardo Iacona a presentare il suo ultimo libro "Se questi sono gli uomini", per una tematica che tiene la Sala in un silenzio assoluto per un'ora e mezza: Femminicidio
Accanto a lui, a sostenere il peso di questa conversazione, Concita De Gregorio, giornalista che più volte è tornata su questo stesso tema. 
Iacona ha il suo stile, diretto, asciutto e non c'è molto tempo prima di sentire la sua definizione, non più di vittime, ma "eroine, uccise quando si sono liberate, quando dicono NO!". Il tema del femminicidio, afferma Iacona, è diventata una seconda narrativa, una narrativa scomoda per una vera e propria emergenza sociale. Non manca una similitudine dello scrittore con quelle che erano le prime inchieste sulla mafia, "la mafia non esiste" e quelle varie e fantasiose argomentazioni per negare l'esistenza di una piaga di quest'Italia. Così per questi numeri agghiaccianti, 124 donne uccise nel solo 2012, omicidi preannunciati, con lo stesso schema, il marito compagno o ex fidanzato che aveva già annunciato qualche follia. Prevenire questi omicidi? Si può, secondo Iacona, anzi si deve. E si deve far presto. Se oggi ci fossero 124 morti in qualsiasi altra categoria italiana ("i pompieri ad esempio") oggi saremmo in piazza a manifestare contro questi serial killer, a tirare per la giacca i politici e metterli di fronte al fatto che qualcosa in questa società non va. 
Un femminicidio non è mai banale. Accade perchè si è sbagliato qualcosa. Nel modo di crescere, di educare i nostri figli. Dovrebbe essere la stessa cosa di quando ascoltiamo di un omicidio a Scampia. Non si tratta di un omicidio qualsiasi, ma c'è qualcosa di molto più sottile e crudele dietro. Così per le donne.Anche la De Gregorio racconta di particolari eventi, già a partire dalle scuole elementari, le medie, i diciassettenni che uccidono per una foto sbagliata su Facebook, raptus incontrollabili di gelosia. Eppure non se ne parla.
Strano..nel 2013 ci dovrebbe essere una così grande parità..sembra che culturalmente siamo tornati indietro. La De Gregorio cita Miriam Mafai "vedo le cose per cui ho combattuto e poi il loro contrario."
Quel terzo punto de "Gli obiettivi del Millennio", individuati dall'Onu da raggiungere nel 2015, non è qualcosa così lontano da noi, di Paesi sottosviluppati, con regimi e dittature militari o religiose [non non siamo uno di questi vero?!], ma è molto più vicino a noi di quanto pensassimo: pari opportunità tra i sessi. 
Non raccontiamo fandonie al mondo, in Italia non c'è. Le donne sono le più brave, sono le più numerose all'Università, riescono meglio in qualsiasi cosa fanno, eppure non fanno carriera, abbandonano tutto. Per caricarsi la responsabilità della famiglia, certo, ma anche perchè si trovano contro un Sistema (mafioso?) che favorisce gli uomini, li paga di più, li facilità nella salita del successo. E accade che la donna si rinchiude in casa, non produce reddito e si trova in quella inferiorità soprattutto psicologica contro gli uomini. Uomini che hanno solo una cosa in più nella loro Y dei geni: la forza della violenza. 
La De Gregorio e Iacona certo non si son sottratti al tema della lotta, hanno riportato anche casi spagnoli, molto simili a noi come popolazione e cultura, ma dove le morti sono esattamente il 50% in meno. Bisogna educare, bisogna evitare la strumentalizzazione della donna, bisogna creare uffici preposti all'aiuto in caso di denuncia, creare case-rifugio dove le donne possono andare, per non tornare a casa e ritrovarsi sommersa di botte perchè hanno avuto il coraggio di denunciare. Bisogna educare le  forze di polizia a non aspettare l'evento estremo. Ma soprattutto bisogna educare la popolazione, Noi, a non guardare le donne che denunciano con gli occhi d'accusa, con quegli sguardi taglienti o, peggio, indifferenti che nemmeno gli appestati..Bisogna guardare male, denunciare, isolare dalla società chi compie violenza, chi magari si vanta di una condizione di superiorità sulle donne, chi pensa che una donna non possa cambiare ragazzo fino a trovare quello giusto, chi pensa che le donne devono stare a casa. 
Non facciamo di questa Italia l'Afghanistan, dove le donne sono costrette a nascondersi. Esaltiamole, ci hanno dato la vita.
Chiudo riportando un episodio raccontato dalla stessa De Gregorio. Quando lasciò l'Unità, un uomo, importante, dotato (?) di una cultura rilevante, direttore del principale tg nazionale (sto parlando di Minzolini...) disse: "L'Unità si rimetterà i pantaloni". Nel contesto forse aveva un senso diverso, ma si sente sempre un certo fastidioso odore di maschilismo. 
Costringiamo tutti i portatori di quest'idea a mettersi un burqa, a non girare per il mondo, allontaniamo quest'idea dalla società. E, se le donne ci consentono, per quell'antico senso di galateo scomparso anno dopo anno, permettete che i primi a maledire questi "ominicchi", tendenti al quaquaraquà, siano gli Uomini. 
 
Bonifacio Monti 

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