“Lucio Battisti Bianco” al Teatro Brecht

“Lucio Battisti Bianco” al Teatro Brecht

A 25 anni dalla scomparsa di Lucio Battisti il Teatro Brecht di Perugia propone uno splendido oncerto omaggio al grande musicista italiano, che si è proposto di percorrere e analizzare il periodo dell’artista meno noto (purtroppo) al grande pubblico, anche per difficoltà di reperibilità degli stessi dischi. Stiamo parlando del “periodo bianco” del musicista reatino, definito così perché le copertine di questi album sono bianche.
 
L’evento si è diviso in due momenti principali: il primo nel quale sono stati presentati due testi sull’argomento, uno di Donato Zoppo “Lucio Battisti: Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale” che analizza il periodo di transizione tra la fine della collaborazione con Mogol e la produzione del disco È Già (primo disco post-Mogol); e il secondo di Leonardo Varasano “Nazione Pop” che tratta l’elaborazione del concetto di nazione in musica leggera. Successivamente alla presentazione dei libri è iniziato il concerto con le due band L'Estate di San Martino (Marco Pentiricci /sax e flauto, Sergio Servadio/ batteria, Massimo Baracchi/basso e Bass Pedals, Riccardo Regi /chitarra 12 corde, Alessandro Cellini /chitarra elettrica Andrea Pieroni/ voce,
 
Stefano Tofi /tastiere, Gabriele Russo (Ensemble Micrologus) /Nickelarpa) e Oblio Project (Toti Panzanelli /chitarra, Filippo Serrano / Basso, Nicola Polidori/ batteria, Davide De Gregorio /voce), che hanno regalato al pubblico splendide interpretazioni e arrangiamenti delle canzoni “bianche” dell’artista.
 
Il periodo bianco segna l’inizio - con Don Giovanni del 1986 - del sodalizio artistico tra Lucio Battisti e Pasquale Panella, poeta e paroliere romano che aveva già collaborato con artisti di musica leggera (Enzo Carella, Riccardo Cocciante, Zucchero… solo per citarne alcuni). Battisti non casualmente sceglie Panella come paroliere dopo la fine del sodalizio con Mogol, lo stile del poeta romano è completamente differente da quello del poeta milanese. Panella scrive testi pieni di allitterazioni, doppi sensi, surrealissimo e apparente no sense. Il tutto si inserisce perfettamente nella volontà del musicista reatino di distaccarsi dal suo precedente volto: quello del Don Giovanni e dell’uomo tormentato dall’amore, per evolversi in qualcosa di più.
 
Battisti decide di svestire sé stesso (“rivesto quello che vuoi/son l’attaccapanni” canta non a caso in Don Giovanni), di decostruire la sua figura assieme a Panella. Battisti cambia totalmente stile e tematiche, gli album banchi sono dischi assolutamente sperimentali: si inizia dal pop con tinte elettroniche di Don Giovanni e L’apparenza fino alla techno di C.S.A.R. e La Sposa Occidentale.
 
Caso emblematico che ben rappresenta questa operazione è sicuramente Per Nome traccia dell’album L’apparenza del 1988, suonata nel corso della serata. Caratterizzata da questo basso continuo, il testo del brano racconta la dimenticanza dell’Io-Lirico del nome dell’amata. Tutti i grandi cantori dell’amore fanno del nome dell’amata il proprio tormento (si pensi all’uso che si fa del nome nello stilnovismo ad esempio). Lo stesso Battisti canta numerosi nomi nelle sue canzoni mogliane (Balla Linda, Non è Francesca, Anna…), ma questa volta il nome viene dimenticato (“Per nome quell’alone protettivo/che la dimenticanza ha rinforzato”).
 
Grande apprezzamento va alle Band che si sono susseguite sul palco che magistralmente e con coraggio hanno accettato il confronto con un gigante della musica italiana e con un periodo che si conosce ben poco se non totalmente ignorato dalla stragrande maggioranza del pubblico. Occasioni del genere sono assolutamente da valorizzare e ripetere per diffondere quanto più il verbo della buona musica.
 
-      Giulio Fortunato
 
 

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