"Numero Uno" è il nuovo singolo di Marta Fabrizi

"Numero Uno" è il nuovo singolo di Marta Fabrizi

A cura di Adele Angelosanti
La cantante ternana, Marta Fabrizi, vincitrice del premio under 30 di Musicaffamata, organizzato dal Mishima di Terni, fa il suo esordio con Numero Uno. La pandemia blocca il suo tour promozionale, ma non lo ferma: a marzo pubblica l’anteprima del video. Fiduciosa nel futuro, spera di tornare a vivere l’energia del palco e spiega che le manca di “sentire la cassa della batteria nel petto”.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarla.

1)    
Nel 2019 vinci la prima edizione di Musicaffamata, il premio musicale under 30 organizzato dal Mishima di Terni. A marzo è uscito il video Numero Uno, brano d’esordio. Di cosa parla il brano? In origine il titolo era Numero 0, com’è cambiato il titolo?
“Dopo quasi due anni doveva chiamarsi Numero 0, perché è il primo brano che ho scritto in italiano. In sala prove ogni brano aveva un numero, successivamente è diventato Numero Uno. La canzone parla di me, riflette i miei pensieri, di una femminilità che vuole essere indipendente, sola, ma con un’intesa anche con l’altro. Allora ho deciso di chiamarlo Numero Uno”.

2)    
A quale genere musicale sei interessata?
“Arrivo da tanti panorami diversi. Inizialmente ero appassionata di Britpop, il rock britannico, poi sono passata al rock, Grunge e Black Music, alla quale sono legata particolarmente. Ultimamente mi sono innamorata del cantautorato italiano a partire da Niccolò Fabi e Max Gazzè. Il mio intento è mettere tutto insieme, si tratta di una cosa che arriva così”.

3)    
La tua band è formata da: Massimo Colabella (chitarra), Francesco Dominicis (sax), Matteo Fabrizi (basso), Emanuele Grigioni (piano synth) e Tiziano Tetro (batteria). Come si è formato il gruppo?
“La nostra è un’amicizia attempata. Massimo Colabella mi ha insegnato chitarra quando avevo quattordici anni e siamo diventati colleghi quando ho deciso di intraprendere questa strada. Suono insieme a Emanuele Grigioni da quando eravamo ragazzi, mentre con Matteo Fabrizi eravamo legati sentimentalmente, poi ho conosciuto Tiziano Tetro. Studiavo al conservatorio: la formazione nasce dal progetto di laurea. La tesi era sulla Black Music come voce per il movimento di protesta dei diritti civili in America degli anni 60. Cercavo persone con cui avevo affinità personale oltre che professionale. Durante le prove per la tesi si è creata una grandissima sintonia”.

4)    
Stai lavorando ad altri progetti?
“Sto continuando a scrivere, non c’è un progetto in particolare. Durante il lockdown la mia scrittura si è un po' evoluta, l’ascolto è cambiato concentrandomi sul cantautorato”.

5)    
Hai mai pensato di partecipare a qualche talent, o altri concorsi per accedere al mondo della musica?
“Dieci anni fa quando ero una ragazzina mi sarebbe piaciuto molto: avrei voluto partecipare a X-factor. Poi, iniziando a studiare ho accantonato il pensiero. Da questo punto di vista non vorrei sentirmi “giudicata”, limitata, anzi vorrei esprimermi liberamente. Onestamente ho fatto anche provini partecipando alla prima edizione di The Voice, ma è finita lì. Condividere la musica per me è fondamentale, perciò il gruppo è così numeroso. Cantare davanti a un pubblico sul palco può essere esibizionismo per me, per il mio ego e in questo periodo mi manca. Durante il lockdown ho fatto un paio di dirette ma non riesco a restituire quella stessa energia che avevo cantando fisicamente. Vorrei tornare a sentire quella vibrazione, quell’energia, sentire la cassa della batteria nel petto.
Ho partecipato ad altri contest con la formazione M&M Fabrizi vincendo Otricoli Music Festival, con voce e contrabasso, il contest per cover originali. Fuori dall’Italia, siamo stati allo Sziget Festival a Budapest. Per la prima volta offrirono ad artisti emergenti la possibilità di suonare su un palco, una grande emozione, uno spazio gigantesco con una “spiaggia” finta con al centro un falò. Avevamo suonato alle tre di notte dopo i Blink-182”.
 

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