Perchè nessuno dice quanto valgono gli studenti per Perugia?
Perugia, 21 giugno 2021. Passeggiando per le vie di Corso Vannucci lo strillone de La Nazione recita “Movida: la protesta dei residenti, vicoli usati come bagni”. È solo l’ultimo di una lunghissima serie di attacchi a senso unico che dalla fine del coprifuoco vanno in direzione dei giovani e degli studenti che popolano la sera il capoluogo perugino. Premettendo che alcune delle accuse mosse dai residenti sono sacrosante, perché nessuno riesce ad entrare nel merito della questione con un discorso più organico?
Media locali e politica sembrano ipnotizzati dal fenomeno etichettato come “movida”, che poi è semplicemente, per la stragrande maggioranza, un insieme di persone che cerca di vivere un po’ di socialità. La “movida” è il nuovo nemico comune da combattere, screditare, demonizzare. E tutto questo avviene senza un minimo di riflessione su quale sia poi il ruolo che svolgono le stesse persone nel tessuto cittadino.
Pensiamo ad una Perugia senza giovani e senza studenti. Quanto vale per l’economia della città il flusso di persone che si spostano da varie zone d’Italia o da altri paesi per studiare? Quanti posti di lavoro si perderebbero se questa intifada locale sortisse i propri effetti? E quanti se ne sono già persi considerando che questa politica miope va avanti già da anni, con degli effetti positivi che sono innegabili, ma senza il dovuto confronto con tutti gli attori sociali?
Un episodio clamoroso, venerdì sera in Piazza IV Novembre, testimonia che quando si parla di “miopia” spesso gli effetti negativi sono visibili nell’arco di pochi metri. Annaffiare le scalette del Duomo con gli idranti per non far sedere gli studenti. Ma che senso ha? Soprattutto se gli stessi si sono (giustamente) spostati dall’altro lato della piazza proseguendo la serata normalmente. Militarizzare la piazza ogni fine settimana, che senso ha? Se poi il controllo effettivo non c’è e tra i tanti giovani che escono solo per bere un drink e chiacchierare si nascondono anche i soliti malviventi che poi finiscono puntualmente in prima pagina per le risse e i disordini.
Sono incontestabili i problemi che sono presenti a Perugia come in tutti i grandi centri del nostro paese, anche espressione di un disagio giovanile latente. Ma veramente la soluzione sono le ordinanze che vietano l’asporto dopo le 23, tra l'altro creando ulteriori problemi ai già penalizzati locali del centro, o la chiusura delle zone dove i giovani si riuniscono dopo che le stesse sono state chiuse per mesi a causa dell’emergenza COVID?
Come sempre la politica dei due schieramenti contrapposti porta solo ad un peggioramento della situazione, inasprendo la tensione sociale e non permette ad una città con tante potenzialità di crescere come potrebbe. Quello che noi ci auguriamo è che il prima possibile parta un confronto vero tra la politica, le associazioni giovanili, le testate locali ed i residenti per fermare questa guerra fredda che continua a penalizzare tutti.
Perché da sempre dove c’è “proibizionismo” c’è anche la “trasgressione” ed è lì che nascono i germi delle spaccature che distruggono le comunità.
A cura di Antonio di Caprio