Terni Film Festival Popolo e Religioni: un’industria cinematografica tutta da scoprire

Terni Film Festival Popolo e Religioni: un’industria cinematografica tutta da scoprire

A Terni risorge l’industria cinematografica. È stato presentato il 5 novembre il progetto Terni Film Festival Popolo e Religioni. Si tratta di uno degli eventi più rappresentativi della città. Il direttore dell’Istess Arnaldo Casali osserva: «Ringrazio chi continuerà a organizzare il Terni Film Festival, ringrazio Stefania Parisi che ha fondato l’evento nel 2005 e continua a occuparsi dell’iniziativa». Una medaglia annuncia il riconoscimento della massima importanza, per la sesta volta, arrivato dal Presidente della Repubblica. Si tratta di «Una iniziativa consolidata. Il festival ha raggiunto valore internazionale e siamo soddisfatti, le sinergie realizzano buoni risultati» prosegue il presidente di fondazione Carit, Luigi Carlini.
 
L’industria cinematografica valorizza il territorio ma soprattutto la cultura, così l’assessore alla cultura Maurizio Cecconelli la definisce: «Terni, una città del cinema» dove ciò che è passato torna ad essere il presente. Il cinema è un momento d’incontro non solo di fruizione anche per le scuole e i giovani: «Cerchiamo un modo per tornare a vivere la normalità, non è stato possibile portare le classi al Politeama, teatro ottocentesco di Terni, ma lo faremo» osserva Francesco Venturini presidente dell’Associazione San Martino. Il cinema si porta oltre «il 50% dei film sono europei, il 10 % sono extraeuropei quindi l’Italia non sarà la sola protagonista del progetto. I cortometraggi diventano le piccole opere d’arte. Ci sono tre masterclass a cura di Mohammed Almughanni, Daniele Procacci e Daniele Ciprì».
 
Gli stagisti delle scuole superiori sono la novità: attivi nel progetto non solo nelle mansioni del Festival ma saranno protagonisti in un film e reciteranno sul palco. «Mi sento onorato e pieno d’orgoglio. Ho seguito in corsa il Terni Film Festival per dare un contributo. Esso deve confluire in un messaggio unitario e di speranza che comunichi alla città la dimensione sociale, culturale, formativa con la presenza di giovani» conclude il vescovo, Giuseppe Piemontese.
 
A cura di Adele Angelosanti

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