Tra classico e contemporaneo: intervista a Marco Canonico

Tra classico e contemporaneo: intervista a Marco Canonico

A cura di Eleonora Federici
 
La telefonata tra me e Marco Canonico, studente di Lettere Classiche presso l’Università degli studi di Perugia e autore di ben cinque volumi, è frutto di tre anni di conoscenza: l’ho visto muovere i suoi primi passi nel mondo dell’editoria, con la pubblicazione della sua raccolta di racconti Le rivolte di Amore (Midgard Editrice Perugia 2019); ho curato la prefazione di due sue sillogi poetiche auto pubblicate (Allucinazione e Oltre lo specchio, entrambe edite da Amazon KDP) e infine ho avuto l’onore di realizzare con lui due pubblicazioni di saggistica: Prospettive orfiche: una seconda navigazione tra Zanzotto, De Angelis, Frabotta e Benedetti (Era Nuova Edizioni Perugia 2020) e Canto d’amore e Canto di morte: l’arte allusiva tra i Poemi Conviviali e Le vergini delle rocce (Era Nuova Edizioni Perugia 2020). Eppure, come è noto, una persona che si conosce già da tanto tempo fa nascere il desiderio di saperne di più, di comprendere meglio ciò che ci è nascosto e di chiedere quello che mai avremmo osato. Proprio dalla voglia di scoprire i lati più intimi di Marco è nata questa intervista, che non si propone come puro e semplice gossip, ma come conversazione tra due persone care sul loro tema preferito: la letteratura.
Dopo i brevi, ma necessari, convenevoli volti ad avviare una chiacchierata degna di questo nome, iniziamo subito con l’intervista: senza alcun tipo di imbarazzo perché, in fondo, siamo due persone che non hanno nulla da nascondersi e che vogliono saperne di più l’uno dell’altro. Dunque inizio subito con le domande: « Studiando lettere classiche, qual è il tuo rapporto con la letteratura del passato?»
« La letteratura del passato identifica e crea quella del presente. Essa è fondamentale per comprendere sia le vicende antiche sia quelle moderne. Prescindere dalla cultura classica equivale a perdere la maggior parte delle conoscenze preliminari necessarie ad affrontare le nuove produzioni poetiche e prosastiche.»
« Cosa pensi abbiano da dire i classici alle generazioni presente e future?»
« Se i classici potessero parlare ritengo direbbero esattamente questo: «Non potete guardare avanti se prima non conoscete la vostra coda.»
« Hai anche studiato e scritto saggi su autori contemporanei e del passato. Da dove nasce questa esigenza?»
« L’esigenza di scrivere saggistica sia su autori più o meno contemporanei sia su quelli passati nasce dal fatto che per i primi ovviamente c’è molto da dire e da scoprire e per i secondi invece evidentemente c’è ancora qualcosa (o tanto) da indagare. Questi ultimi però sono fondamentali per comprendere i nuovi autori. Per esempio: non conosci Dino Campana? Non conoscerai Mario Benedetti o Milo De Angelis, e così via.»
« Nella tua raccolta di racconti Le rivolte di Amore rifletti e discuti di esperienze difficili, che ti hanno anche toccato in prima persona, usando uno stile medio e fruibile a tutti. Come spieghi questa scelta?»
« Le rivolte di Amore è il libro col quale ho iniziato la mia avventura da scrittore. Sono legato a qualunque parte di quella raccolta di racconti: dall’immagine di copertina (Il naufragio della speranza di Friedrich) alla prefazione finanche alla mia nota d’autore. Lo stile deve necessariamente essere medio e fruibile a tutti. Il libro tratta di vicende di vita che possono capitare un po’ a tutti e quindi penso sia giusto renderlo comprensibile e ben scorrevole a chiunque voglia immergersi nella sua lettura. Esso ha solo uno scopo preciso, ovvero quello di lasciare un messaggio: “La vita ci butta giù, più e più volte, ma spetta a noi rimettersi in piedi.”»
« Nei tuoi racconti fai molti riferimenti alla musica italiana; qual è il tuo rapporto con la musica e quali spunti di riflessione ti hanno dato gli artisti che citi?»
« La musica è poesia. Ogni opera che ho prodotto, comprese quelle di saggistica, nascono da una musica interiore che sento dentro. Essa riesce a dare ordine alle parole e alle sensazioni che ho nella mente ed è grazie alla musica che nasce la magia della scrittura. La musica, gli artisti che la producono, sono anch’essi letteratura. Perché usare la musica nella raccolta di racconti? Perché in quel caso è più potente del normale vocabolario letterario.»
« Sei anche poeta, ma sei nato come prosatore. Come concili le tue due “anime” artistiche?»
« La poesia e in generale la scrittura è nata in me come un fiore in mezzo al deserto. Non è difficile conciliare le due anime artistiche perché esse nascono dalla stessa necessità: urlare al mondo il suo splendore e il suo orrore.»
« Riguardo alla poesia, tutti sanno che sta attraversando un momento difficile dal punto di vista delle vendite. Qual è dunque l’importanza della poesia oggi e qual è il senso dello scrivere poesia?»
« Essendo piuttosto pratico del mondo dell’editoria non posso che confermare questa dolorosa affermazione. La poesia in questi ultimi anni vende pochissimo e si contende le ultime posizioni del podio con i saggi di critica letteraria e con le opere filosofiche. La nostra cultura e la nostra preparazione tuttavia non può e non deve fare a meno della lirica. Le prime opere della cultura occidentale (Iliade, Odissea, Teogonia, ecc.) erano scritte in versi: non vi è alcun motivo valido per abbandonare la poesia. Possiamo non sapere scrivere in metrica, ma non possiamo non conoscerla, possiamo non apprezzare i nuovi autori ma non possiamo prescindere da quelli passati. La poesia descrive il mondo e il mondo è poesia. Penso che questa ultima frase sia già sufficiente di per sé a rispondere alla domanda.»
« Quali sono i tuoi poeti contemporanei preferiti?»
« Senza ombra di dubbio Mario Benedetti ed Edoardo Sanguineti. Un plauso enorme va però alle poesie del professor Donato Loscalzo, che abbiamo la fortuna di avere nel nostro Dipartimento di Greco.»
« Hai qualche progetto da realizzare in futuro?»
« I progetti futuri sono molti: dalla laurea a nuove pubblicazioni. L’idea è anche quella di far nascere un’associazione culturale che promuova la cultura e il sociale qui a Perugia e non solo. C’è molto da fare ma con umiltà, spirito di iniziativa e con i giusti collaboratori tutto è possibile. Se c’è ambizione (positiva) e giusta abnegazione si può tentare di tutto: se non tendo la mano verso le stelle, come farò a sapere se posso afferrarle?»
Ci salutiamo, in attesa di poterci riabbracciare una volta passata l’emergenza sanitaria. Nel frattempo, sono molto grata a Marco Canonico per aver condiviso con me la sua “gioia di scrivere”, come diceva la grande poetessa polacca Wislawa Szymborska: l’atto di scrivere, cioè quello di porre la propria anima su un foglio bianco, è pura creazione, ma anche una gioia per il lettore, come scrive Pascoli nei Poemi Conviviali, e, aggiungo io, anche per l’autore.

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