Tre intriganti sirene ci accompagnano attraverso il tempo

Tre intriganti sirene ci accompagnano attraverso il tempo

di Alessandro Ticozzi
 
Annunciate nel più totale buio scenico da un trascinante assolo pinkfloydiano, le sirene Dalila Forcina, Marilina Marino ed Erica Polegri – tutt’e tre inguainate in un elegantissimo abito da sera nero venato da ammalianti trasparenze – tentano l’eroico Ulisse con le loro allettanti promesse di mogolbattistiana memoria: efficacemente sostenute nei cambi da alcuni teli bianchi, subitaneamente passano da un episodio all’altro nel trasformarsi da tentatrici a tentate con eccezionale naturalezza.
Così in un atmosfera segnatamente decadente la melliflua Marilina invoglia l’affascinante Salomé-Dalila a chiedere al re Erode – dopo uno sfrenato ballo dionisiaco concessogli appositamente – la testa del renitente profeta Giovanni-Erica per soddisfare l’ormai macabro capriccio di baciarne le labbra, quando è poi Dalila ad esortare invano una spaurita Mata Hari-Marilina – a sprazzi ancora memore del proprio disinibito fascino – prima che venga fucilata dal plotone di esecuzione. Ad accompagnare poi sempre più incalzantemente alcune vicende rappresentative dei giorni nostri, si aggiungono diverse videoproiezioni esemplificanti l’invadenza dei media sin anche nella quotidianità più intima: così la frustrata donna in carriera Marilina è totalmente dipendente nelle proprie scelte dai consigli delle sedicenti astrologhe telefoniche Erica e Dalila che bisticciano tra loro per accaparrarsela, finendo assuefatta ai tarocchi consigliata da un amica; mentre la laureanda modello Erica è ossessionata dall’idea di dimagrire martellata com’è dagli spot televisivi, anche se tale devastante esperienza le riesce alfine utile per la propria tesi. Dalila incarna poi un impacciata beghina ciociara che scambia il club sadomaso La pecorella smarrita per un luogo d’incontro parrocchiale, prendendoci alfine gusto stuzzicata dalle titolari Erica e Marilina; sempre queste ultime circuiscono in metropolitana l’instabile discotecara Dalila a prendere un ultima, fatale pasticca. Infine la fragile Erica viene consigliata da Marilina ad aprirsi all’esterno, quando invece Dalila vorrebbe che continuasse a rimanere chiusa nella propria realtà virtuale e casalinga temendo le insidie del reale: ma un amico d’infanzia ritrovato casualmente in chat la spingerà a schiudersi al mondo.
Sirene è appunto il titolo dello spettacolo teatrale proposto dall’Associazione I Margini, che torna a sperimentare incisivamente diversi linguaggi artistici come già fu nel precedente Il campione e il professore: determinante ai fini dell’ottimo esito risulta l’empatica alchimia creatasi fra le tre valenti protagoniste. Soprattutto quella tra la Marino e la Forcina si consoliderà ulteriormente in altre produzioni sceniche e filmiche, queste ultime passanti dai briosi cortometraggi diretti da Massimo Morlando alle innovative pellicole sperimentali che l’ottuagenario cineasta tedesco Eckhart Schmidt da anni sta portando avanti (anche) sul nostro suolo, ispiratamente rinnovato dalla freschezza di siffatti talenti muliebri da lui proficuamente valorizzati; della Polegri invece risulta felice l’esordio romanzesco Il senso non è fluido.

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