Umberto Orsini: “Il teatro (e non solo) come missione civile”

Umberto Orsini: “Il teatro (e non solo) come missione civile”

A cura di Alessandro Ticozzi
A diversi mesi dall’uscita del volume autobiografico Sold Out (Laterza), il grande attore piemontese tratteggia brevemente alcuni aspetti essenziali della sua carriera e soprattutto delle proprie scelte artistiche.
 
 
Cosa significa per Lei il teatro?
Per me il teatro è un impegno civile in cui degli attori si mettono a servizio di un testo per approfondirlo e svelarne i punti più misteriosi e profondi e rendersi così intermediari verso un pubblico che solo attraverso la rappresentazione di un testo può arricchire la sua conoscenza del testo stesso e a volte scoprire – insieme all’attore – tutto quello che alla semplice lettura  non avrebbe potuto intravedere. Se non c’è approfondimento e interpretazione tanto varrebbe leggere semplicemente il testo scritto. Ma così non ci sarebbe teatro. Io sono convinto che oggi, più che mai, il teatrante abbia l’obbligo di puntare sulla qualità e sull’approfondimento. Il senso del mio lavoro è questo.
 
Quali sono gli attori con cui si è trovato meglio a lavorare in scena?
Senza fare torto a nessuno, potrei indicarle i nomi di Rossella Falk e di Gianni Santuccio perché a loro mi legano il rapporto che ho avuto in palcoscenico per tanti anni e in spettacoli che ho amato come Miele selvatico con Rossella e Servo di scena con Gianni. Sono ovviamente due degli spettacoli che amo di più tra i tanti che ho fatto.
 
Quali sono i registi da cui si è sentito diretto più volentieri, sia sul palcoscenico che sui set cinetelevisivi?
I due cineasti con cui ho avuto un grande rapporto e dai quali ho avuto grandi insegnamenti sono Luchino Visconti per La caduta degli dei e Marco Tullio Giordana per lo sceneggiato televisivo Notti e nebbie; mentre nel teatro Luca Ronconi resta il regista più geniale e creativo con cui io abbia lavorato.
 
Che bilancio trae della Sua carriera artistica?
Il filo che lega tutte le mie scelte (sia ora che ho da sei anni una mia compagnia che prima esprimendo le mie scelte teatrali attraverso grandi rifiuti) è sempre stato quello di tentare strade innovative nei limiti che un mercato teatrale al quale devo rivolgermi per sopravvivere lo consentono. Attraverso rifiuti e scelte ho pilotato la mia carriera fino dagli inizi e mi reputo fortunato nell’essere ancora in ascesa dopo così tanti anni. Non ho mai subito momenti di declino professionale perché ho saputo spendere oculatamente e la mia presenza sui media e sulle tavole del palcoscenico.

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