Una chiacchierata con Mr. Joint Selecta| dal Cave Lab in centro storico

Una chiacchierata con Mr. Joint Selecta| dal Cave Lab in centro storico

Torniamo con una nuova intervista, stavolta siamo stati dentro il Cave Lab, uno spazio ricreativo da dove Mr.Joint Selecta e la Blaze Up family compone e crea sound nuovi da farvi sentire dal vivo, direttamente sulla strada e specificatamente in via dei Cartolari. Un vero e proprio viaggio quello che ha portato Pietro Ficola in arte Mr.Joint selecta ad essere un artista a tutti gli effetti e ,soprattutto, un outsider della scena musicale qui a Perugia.
Lo abbiamo intervistato dopo anni lontano da Radiophonica, la radio che lo ha accompagnato per un breve lasso di tempo, e che allo stesso tempo gli ha dato modo e ispirazione per crearne una dedicata al reggae. 
 
Mr.Joint Selecta- from Blaze Up family- classe '91, artista, dj, promoter di reggae music dal 2008 in particolare questa estate dopo due anni di stop è stato presente in molte yard e tanti festival in Italia e anche in Europa. Ambassador per il Bababoom, Roots&Culture, Grabba dub in Francia e Paxos in Grecia. Vive a Perugia, proprio a pochi passi dal suo regno musicale.
Entra in scena ogni sabato direttamente dalla sua cava per farvi scatenare un pò anche di pomeriggio. Presto molte News sui nuovi eventi, uno tra questi è “Hype” una volta al mese al The Circle Club- Madonna alta (Perugia) per un pò di buona dancehall e afro-sounds. In alto volume solo per voi.
 
"La passione per la musica è nata perché sentivo il ritmo dancehall che ballava la ex ragazza di mio fratello all’epoca ballerina. Sentivo questa musica quando andavo a scuola ed ero già super affascinato dal chiedermi da dove arrivasse. Le prime feste in discoteca non mi piacevano, vedevo gente vestita in giacca e cravatta. Non mi sentivo a mio agio. Non vedevo la gente divertirsi. Mi sentivo del tipo- si andiamo là per fare presenza, non per fare festa come ero abituato. 
 
Mi hanno portato alla prima festa dancehall a sedici anni forse, ma neanche. Tornato da questa festa ho capito che quello era il mio ambiente. C’erano le ragazze e i ragazzi più belli, nessuno si prendeva a schiaffi, tutti in pace e amore. Poco dopo ho iniziato la mia carriera da dj. Portavo ospiti, organizzavo serate e i miei amici erano in prima fila."
 
Ciao Pietro, come stai? 
Molto bene, grazie
 
Partirei con una domanda banale, ma curiosa, come mai questo nome?
Questo nome non ha un significato ben preciso, ma viene da varie feste in cui delle volte mi chiamavano in un modo, delle volte in un altro, quindi è l’unione di vari nomi. Mr. Joint Selecta è l’unione di vari nomi, quindi alla fine vedendo anche gli altri  sound stava bene nel movimento e l’ho mantenuto. Anche se, alcune volte, ho pensato di cambiarlo. 
 
Come tu stesso dici ci sono delle ispirazioni dietro. Tu stesso sei di Perugia, cosa ti ha spinto a dare il massimo e puntare alla dancehall, suoni e armonie afro?
Sono stati i miei predecessori, chi prima di me faceva queste serate e ha contribuito alla cultura di questo genere. Perché non ci scordiamo che questo nostro genere -il reggae- e anche la dancehall -il posto dove si danza il reggae- hanno una cultura molto forte, a differenza di altri generi musicali. Quindi il mio stimolo maggiore è stato vedere chi c’è e chi c’è stato prima di me, andare a concerti, festival, vedere altre scene, conoscere i maestri del genere per poi riportarli nella mia Città. 
 
Queste tue influenze vengono dalla Jamaica ed Etiopia, origini importanti quelle del Reggae e la cultura rastafari. Quanto ci sei legato?
La musica viene dalla Jamaica, i colori (rosso, giallo, verde) vengono dalla bandiera dell’Etiopia. I testi che hanno le canzoni, le cosiddette “Foundation” - parliamo degli anni 70/80, hanno un messaggio Rastafari. Rastafari King Haile Selassiè è l’imperatore dell’Etiopia, reincarnazione di Gesù per la chiesa ortodossa. Quindi la connessione con l’Etiopia è più sul messaggio e sui testi, che a livello musicale. 
Sono molto legato all’Etiopia e la cultura Rastafari. 
Vorrei un giorno andarci personalmente, ma ancora non ci sono riuscito. 
 
Il tuo è stato ed è un percorso a tutti gli effetti dinamico. Ti è mai capitato di incontrare gente o almeno sentirti dire di smettere o di lasciare stare ciò che fai tutt’ora per seguire un'altra strada? 
Tantissime volte. La maggior parte delle persone lo dice magari anche a cuor leggero, ignorando quello che è veramente cosa c’è dietro le quinte. Perché se fossero a conoscenza di tutto il mondo reggae, non solo degli stereotipi -fai rasta, fumi le canne- probabilmente non direbbero queste cose. Ho ricevuto anche intimidazioni nel passato. Mi accusavano del fatto che se non avessi avuto più una serata fissa non avrei potuto continuare a fare il dj. Quella era solo invidia di persone che speravano mi fermassi, con cui ho chiuso i rapporti.
 
A Perugia com'è stata vista quest'ondata di musica fresca?
10 anni fa la dancehall o perlomeno questi sound erano ben accetti dalla maggior parte dei giovani?
Finché eravamo tutti uniti è stata vista molto bene. Sono partito nel 2007, andavo a suonare alle serate più grandi di Perugia.
Ero visto come la novità e questa cosa era ripagata, comunque nel mio riuscivo a fare molto bene. Poi negli anni ovviamente il reggae e la dancehall sono calati a livello mondiale.
Il movimento si è fatto inglobare da tutta la musica commerciale che è sentita adesso come la trap, il reggaeton, e altri. In Jamaica alcuni vengono suonati, altri invece vengono snobbati. In questo passaggio dell’Era musicale ho avuto qualche ostacolo. Ora però, con la Blaze up family dal 2015 siamo attivi e portiamo, a Perugia e non solo, artisti di fama nazionale e internazionale. 
I giovani ovviamente accettavano la musica, ma col cambiamento dei sound alcuni non si riconoscevano in essa, abbiamo perso non pochi massicci- che però stiamo riguadagnando con le serate e gli eventi. Un movimento, ovviamente, underground non commerciale.  
 
Mister, ma ti sei mai chiesto se la tua carriera potrebbe aver ispirato qualcuno in questi anni? 
Me lo sono chiesto e mi sono anche risposto. Come a me hanno ispirato I-Shence e Bashfire, credo esser stato anche io ispirazione per altri sound boy. Anzi senza crederlo, l’ho proprio visto. L’attitudine nel reggae può cambiare, dato che con questo parliamo di tanti sottogeneri musicali. Poi ognuno sceglie la sua scena. Nel passato ho visto sia gente che si ispirava da quello che facevo, sia gente che mi copiava e poi ha smesso. In quasi quindici anni di attività ce ne sono state di storie. 
 
E soprattutto, tra 10 anni, con le nuove generazioni arrivate e con i tempi che volano a seconda delle tendenze, come vedi il mondo clubbistico/locali/discoteche/eventi che riguardano questo tipo di musica? 
Come detto prima siamo molto distanti dalle discoteche, è capitato che qualche organizzazione ci chiamasse per le sale B. Da una parte c’era la commerciale e dall’altra la dancehall. Avevamo gente che rimaneva fino alle 5/6, rispetto alla sala principale che alle 3:30 si svuotava. I gestori, per questo, rimanevano un po' perplessi, spingevano tanto sulla sala principale con ospite mentre invece nella saletta che pensavano fosse chillout, c’era molto più hype. 
Per questo per noi è stato facile fare serate dentro locali con la nostra musica con molta più gente, la stessa che poi ci riseguiva in altri posti.
Adesso la vedo molto più collaborativa. Gli staff sono cambiati, i gestori anche. In questo periodo storico musicale sono molto più aperti, rispetto a prima chiusi nelle loro idee del passato. Questo lo dico perché molti si svendono per serate che poi non funzionano. Come al solito, sono sempre positivo, spero che il futuro ci porti più opportunità e persone che seguano il nostro movimento perché ha tanto da offrire oltre la musica. 
 
Pensi che ci sarà ancora o si svilupperà in meglio? 
La musica dancehall e reggae sono sempre state promotrici di altre musiche. Anche il reggae è servito da sipario ad altri generi, come i rapper che iniziavano a cantare sulle basi reggae. Ai tempi dei centri sociali chi ascoltava il rap o reggae comunque partecipava ad entrambe le serate. Non c’era così tanta distinzione. Quindi spero che la casa madre editrice del reggae non si leghi così tanto al movimento americano, ma torni nelle loro corde. Tra l’altro sono davvero dei capi assoluti e promotori di un sound ben specifico e riconoscibile, ai quali anche tanti artisti di tanti altri generi musicali aspirano.
Andando a registrare i propri dischi in Giamaica, perché riescono a trovare un’armonia, una pace che in altri posti o studi magari non riescono a trovare. Per gli artisti, musicisti, tecnici audio e videomaker questo è importantissimo.  
 
Perugia, in questo caso, come ti ha accolto agli inizi? 
Benissimo, ho iniziato dal Norman e dal Bazooka, poi
 Kandinsky, Lido, Afterlife, Urban, 100dieci. Locali principali in cui si suonava questa musica, soddisfatto del passato e del presente. 
 
E soprattutto, pensi che ti abbia e ti stia dando soddisfazioni dal punto di vista lavorativo?
Assolutamente sì, ovviamente non tutti gli eventi sono uguali. Noi come Blaze Up puntiamo molto sull’evento del Primo Maggio che stiamo organizzando ormai da anni al The Circle Club (Madonna Alta, Pg). Questo evento ci ha dato tanti stimoli e tanta voglia di fare vedendo la partecipazione che c’è stata di famiglie, giovani, anziani. Una giornata incredibile dove abbiamo fatto più di mille persone. Di domenica. Su un evento reggae. È una cosa da ricordare, pubblicizzare e da fomentare il più possibile per farlo rivivere il prossimo anno. 
 
Sappiamo che Radiophonica è stata anche per te un pò l'asso per la partenza. Com'è stata questa esperienza e soprattutto cosa ti ha lasciato? Parlando di valori e/o conoscenze? 
A Radiophonica, insieme a Zionet- i ragazzi della BlazeUp family- si facevano queste puntate tutti i mercoledì. Io sono stato ospite loro diverse volte e abbiamo intervistato sia artisti che promoter di festival. Facevamo tanta pubblicità a tutte le realtà del territorio nazionale e ai locali, la nostra radio era importante. Tanta gente ci ascoltava e veniva ai locali sentendo la puntata. Con Zionet abbiamo lavorato all’Officina fino a pochi anni fa. Nel 2015 abbiamo creato questa family- BlazeUp- con sede in centro, in via dei Cartolari. Al Cave Lab Studio portiamo avanti un altro progetto di radio. Tutti i Sabati andiamo in diretta su Astarbene.com., i nostri amici romani che ci mandano in diretta tutti i Sabati dal loro sito. E anche qui abbiamo una programmazione molto ferrata, tutte le settimane con degli ospiti diversi. Sia live che caricando il podcast sui vari canali social.
 
Com'è stato per te confrontarti con questa realtà?
È stato molto bello perché la radio ti porta ad avere un altro approccio alla musica. Quando sei il dj devi pensare a far divertire la gente, a suonare la canzone del momento, a tenere bella attiva la pista. Mentre in radio puoi dare tutti altri messaggi. Puoi far ascoltare i testi, commentarli, fare interviste, scovare aneddoti che non scopriresti mai durante una serata. Molto stimolante, proprio per questo crediamo tanto in Blaze Up in vetrina. 
 
Sappiamo, da ormai anni, crei eventi e talvolta in collaborazione di ragazzi che come te si impegnano a esternare tutto lo spirito e i valori dietro questa musica.
Com'è nata Blaze Up?
Blaze Up è nata dall’esigenza di portare musica live in centro. Di genere reggae. Quindi noi, nel primo anno- 2015- avevamo fatto un programma invernale in cui ogni due settimane cambiavamo locale in centro storico. Era molto bello, perché avevamo un bel giro e soprattutto facevamo poco djset; ogni volta c’era un gruppo, un cantante, un trio. È nata un po' così la Blaze Up. Adesso tutt’ora continuiamo e cerchiamo di portare musica live. Abbiamo organizzato Villa Ada, Lion D, Forelock, Marumba, Sista Tahnee, Sista Awa. Solo per citarne alcuni. 
Ovviamente, metti che la pandemia ci ha fermati, le serate hanno assunto tutto un altro costo di gestione ed è molto più difficile fare Live a differenza di una volta. Però continuiamo con la nostra missione e intento. Questo inverno vedrete nuovi live, sound system session, dj set e show case. La produzione sarà molto ricca. 
 
Assieme a questo progetto abbiamo anche un programma radio- Blaze Up in vetrina, Com'è nata questa iniziativa e soprattutto- di cosa parlate?
L’iniziativa è nata in pandemia perché da anni ci chiedevano già di fare un programma radio però con vari impegni e serate ci sembrava troppo impegnativo. In pandemia gli impegni sono stati cancellati e ci siamo concentrati su questa realtà che, come ti dicevo, ci è poi piaciuta molto. Anzi, la stiamo continuando tutt’ora, finita la pandemia. Proprio perché crediamo nel potere della radio e crediamo ci sia un altro pubblico, un altro tipo di ascoltatore che acquisisce le notizie in modalità totalmente diversa. 
 
Per ultimo, ma non meno importante- Cave Lab- in cui stiamo chiacchierando proprio ora, Com'è nato questo posto?
Cave Lab nasce dall’idea di cinque ragazzi che volevano un posto artistico e multiculturale. All’inizio avevamo un grafico, un tatuatore, un produttore, un cantautore. Adesso la squadra si è modificata, ma la priorità rimane la stessa. Apriamo lo studio a chi è già istruito, chi viene a registrare e chi vuole lavorare al proprio progetto. Questa è una sala prove, utilizzabile per tutto, come un punto di ritrovo in centro storico: musicisti, radiofonici o chi ha voglia di avere un suo prodotto.
 
Perché proprio cave lab? E soprattutto deciderete mai di aprirla al pubblico? Magari per chi vuole far musica senza avere chissà quanti soldi.
Cave Lab perché qui all’interno abbiamo una piccola grotta etrusca segreta che da il nome al posto. Chi vuole venire paga solo 20 euro l’ora ed ha a disposizione tutta la strumentazione per audio e video. 
 
Cosa dici a chi Come te sogna di portare avanti l'unicità e qualcosa di alternativo come questo tuo sogno? 
Io dico di sperimentare sempre più cose. Andare in posti diversi, il weekend che si è liberi andare a una serata con degli amici, magari in un’altra città. Perché quando sei fuori casa acquisti molte più informazioni. Decidi di organizzare cose nella tua città, bene, ma devi vedere anche ciò che ti presenta la scena nazionale e internazionale. Quest’estate la Francia e la Grecia mi hanno dato ispirazione e stimolo per l’inverno perugino.
 
E stavolta una mia domanda personale, avessi avuto l'opportunità o l'obbligo di lasciare Perugia. L'avresti fatto? Avresti creato tutto ciò che ora hai in un'altra zona, altra aria e altra città?
Lo avrei fatto. Se avessi avuto un’opportunità giusta l’avrei fatto per portare la mia musica e contatti altrove.
Al tempo stesso sarei tornato a Perugia, mantenendo le mie serate con i ragazzi della Blaze Up che tengono alto il nome della family.  
 
Quali saranno i prossimi eventi futuri?
26 ottobre – Jolly Roger
31 ottobre—“hype” The Circle club
9 novembre Triggafinga international--Free Ride x Blaze Up special edition
18 novembre-- KING SHILOH da Amsterdam—Vidia Club- Cesena
19 novembre—KING SHILOH da Amsterdam—Rework Club
20 novembre—Road To Primo Maggio—The Circle Club
 
 
Un saluto a radiophonica! 
Big Ur’self Radiophonica!! Mr. Joint Selecta seh so
Blaze Up the fyah 
 
Articolo a cura di Genesis Bridge| What's My Age Again
 
 

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