Una“Quarantena obbligata” dal Coronavirussostenuta dalla pungente ironia della coppia Morlando-Marino

Una“Quarantena obbligata” dal Coronavirussostenuta dalla pungente ironia della coppia Morlando-Marino

 
di Alessandro Ticozzi
 
Dopo aver partecipato per due anni consecutivi al concorso cinematografico A 48 Hour Film Project con la propria associazione culturale I Margini, ecco che Massimo Morlando prende parte a quello Stuck At Home 48 con Due Quarantine (Quarantena obbligata), un nuovo cortometraggio che – seguendo le linee guida della consegna, girando in due giornate interamente a casa in tempo di segregazione da Covid-19: tra citazioni indicate di frasi sia classiche che estrapolate da alcuni dei più celebri classici hollywoodiani di ogni tempo – mi è subito parso alla visione un ottimo omaggio alla compagna Marilina Marino: unica attrice presente sulla scena, similarmente alla Anna Magnani dell’adattamento rosselliniano della Voce umana di Cocteau, la Nostra – dopo aver assistito in televisione all’ennesimo discorso di fine giornata del Premier Conte in diretta televisiva da Palazzo Chigi – si muove freneticamente per le proprie stanze alternando cordless e smartphone per rispondere alle telefonate della madre preoccupata, del marito pedante, del datore di lavoro maschilista e di un amante suo collega (lo stesso Morlando in un “cammeo fotografico”), finendo per contattare a sua volta la fattorina di una pizzeria espresso con cui nutre una forte intesa (“Quando ci vedremo, non manterremo certo le distanze di sicurezza”).
La giovane interprete palermitana conferma la propria profonda duttilità recitativa: riuscendo a passare con estrema naturalezza dall’autoironia all’ammiccamento sensuale (secondo alcune reminescenze della Monica Vitti più briosa), ma sempre candida e maliziosa al contempo. Nel gusto per i tempi comici veloci e la battuta serafica, il regista romano invece certifica uno spiccato gusto per la commedia americana classica: in un paio di inquadrature non mancano infatti richiami ad autentiche icone femminili della cultura pop made in USA quali la Audrey Hepburn di Colazione da Tiffany e la Marylin Monroe serigrafata da Andy Warhol.
In un altro paio troviamo invece agganci ad ulteriori passaggi determinanti per il percorso (umano prima ancora che artistico) della Marino: un disegno sopra il comodino che la ritrae nel proprio ruolo di attivista sex positive come Mamy Miao al fianco di Diego Tigrotto e – ben visibile tra gli scaffali della libreria – la copertina del volume poetico-fotografico Amore verticale di Eckhart Schmidt con un primo piano sorridente di Sara Marrone in copertina (pure quest’ultima nel cast dello spettacolo teatrale Il Campione e il Professore di Morlando, sempre insieme a Marilina); insieme al successivo Pomeriggio a Roma, praticamente il prosieguo su carta stampata dell’originalissimo “ciclo romano” di film sperimentali che da alcuni anni vede – oltre alle due sopra menzionate – pure altre giovanissime attrici di formazione prevalentemente teatrale dirette dall’ottuagenario cineasta tedesco, che proprio grazie alla loro levità pare avere felicemente rinnovato la propria vitalità creativa.
Il mio personale augurio rimane pertanto quello che la fresca apparizione della Marino nel pluripremiato Traditore di Bellocchio non rimanga un episodio isolato, bensì un palese segnale che il cinema italiano comincia ad accorgersi di lei: la nostra industria di celluloide ne avrebbe veramente tutto da guadagnare…

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