Aperitivo con i Rio Sacro
Aperitivo con i Rio Sacro
Quattro chiacchiere in compagnia di bei musicisti
Ciao e Edoardo e Norberto, come vi siete conosciuti e come è iniziato questo percorso chiamato ‘Rio Sacro’?
Ci conosciamo già dai tempi della scuola, erano i primissimi anni del nuovo millennio, noi dei minorenni già segnati dalla passione per la musica e la chitarra, ma il fato ha voluto che iniziassimo a suonare insieme soltanto una ventina d’anni dopo. Magari avremmo potuto farlo prima, ma c’è sicuramente un motivo sul perché non è accaduto, e se invece fosse accaduto probabilmente non sarebbe stato uguale. L’ occasione è capitata in maniera del tutto naturale, e nel momento in cui entrambi stavamo allo stesso punto del percorso pur provenendo da strade diverse. ‘Rio Sacro’ nasce da questo concetto, una comunione di intenti che si bagna nella simbologia del fiume, ed il viaggio è ancora lungo ed aperto, crediamo nell’ energia che deriva dagli incontri e dai frutti che essi possono portare.
La cifra stilistica di ‘Rio Sacro’ è molto particolare, si tratta di musica strumentale che si affaccia su diversi generi musicali pur mantenendo una sua coerenza, come siete giunti a questa sintesi?
Avevamo nel cuore la volontà di scrivere musica cercando di non cadere nei clichè e nell’abuso di linguaggi preconfezionati, evitando quella sudditanza psicologia che spesso affligge le band italiane nel doversi confrontare con la musica estera, che altro non fa che rimarcarne il provincialismo. Sicuramente questo primo lavoro è molto incentrato in una ricerca melodica ed armonica, è stato fatto un lavoro molto meticoloso sulla scrittura e sull’arrangiamento tramite, ne sono uscite canzoni strumentali che tendono ad ottenere una sintesi personale fra Jazz, Blues, Ambient Music e un po' di folclore, prendendo come riferimenti principali i maestri Italiani delle colonne sonore cinematografiche degli anni 60/70, ed in maniera seppur secondaria alcuni moduli di musica Roots Americana. Chi ci ha trovato dentro echi di Calexico, Dead Combo, Ry Cooder, non si sbaglia, e ci lusinga molto, ma una bella sorpresa è stata vedere citato Armando Trovajoli in relazione alla nostra proposta.
Il vostro primo album dal titolo omonimo, ‘Rio Sacro’, ha attraversato diverse fasi sia nella scrittura che nella produzione, compaiono molti nomi nei Credits. Come si è svolto il processo di scrittura, registrazione e pubblicazione di questo lavoro?
Tutte le composizioni sono state realizzate trascorrendo molte serate chitarre alla mano nell’accogliente Booth di ripresa de ‘La Pepita Studio’ a Gualdo Tadino. Nel momento di registrare il disco abbiamo ritenuto opportuno far avere ai nostri brani una sezione ritmica e ambientazioni differenti; per questo sono stati coinvolti amici e musicisti che sappiamo essere dei fuoriclasse come Giulio Catarinelli al basso, tastiere e co-produzione generale del lavoro, Michele Fondacci a tutto ciò che è percussione, oltre ad Anna Calderini per dei camei vocali in un paio di brani. Nel momento del missaggio ci siamo rivolti a Roberto Villa dello studio ‘l’Amor Mio Non Muore’ di Forlì, che assieme a Franco Naddei hanno svolto un ottimo lavoro sulle tracce, con un approccio totalmente analogico com’è nella loro maniera. L’uscita del disco è stata coordinata grazie alle etichette ‘Jap Records’ e la stessa ‘Amor Mio Non Muore Dischi’, che ha gestito la parte della distribuzione fisica e la realizzazione del vinile. Con questo lavoro abbiamo solidificato ancor di più quel ponte collaborativo Umbro/Romagnolo avviato già negli anni precedenti grazie ad altre produzioni. Doveroso citare anche ‘MadD Graph’ alias professionale di Andrea Spigarelli per il lavoro di comunicazione e grafica, ed Orazio Martino di ‘Doppio Clic Promotion’ per l’ottimo lavoro di ufficio stampa. Quando in un disco ci sono molti credits significa che l’energia della musica ha messo in contatto molte persone e professionalità, per una condivisione di intenti e di visione.
Una cosa parallela alla vostra attività artistica è anche quella in supporto all’attrice e regista Eleonora Cecconi. Come è nata questa collaborazione e cos’è ‘Mamma Blues’?
Eleonora è una nostra amica da diverso tempo ormai, ed essendo appassionata di musica Blues come lo siamo noi è nata spontaneamente questa collaborazione sullo spettacolo teatrale ’Mamma Blues, storie di donne coraggiose’. Trattasi di un reading musicale in cui vengono ripercorse le storie di alcune della cantanti Soul&Blues più significative del periodo che va dagli anni 30 agli anni 60, quali Bessie Smith, Billie Holiday e Nina Simone, per poi approdare alla narrazione finale di un esperienza molto toccante vissuta da Eleonora, l’incontro avvenuto durante un viaggio in treno Perugia-Milano, con una donna che le ha confidato come queste vecchie cantanti, siano state importanti per affrontare una disgrazia familiare. Noi siamo sul palco a sonorizzare dal vivo l’intero spettacolo, assieme alle interpretazioni e le canzoni cantante da Eleonora e la voce narrante di Federica Pieravanti.
Avete entrambi un’attività musicale che inizia ad essere abbastanza longeva, come trovate la scena musicale Umbra in questo 2023? Che differenze ci sono con quella che vivevate dieci anni fa? Nel nostro territorio esistono altre Band o Artisti che possono essere rilevanti anche a livello Nazione?
Dieci anni fa resisteva ancora il concetto di ‘Band’, il mito di caricare gli ampli in macchina per andare a suonare e vendere i propri CD e Vinili ai concerti. Ora siamo in una fase in cui vediamo prevalere la tendenza al suonare da soli, ad essere producer di se stessi sfruttando le possibilità e la facilità che offre il digitale in termini di registrazione e arrangiamento, processo presente da diversi anni ma ancora più accelerato dall’ultimo biennio che abbiamo vissuto a livello globale.
Questo tipo di autarchia musicale derivata dall’utilizzo massiccio degli Home Recording e l’utilizzo spesso indiscriminato dei suoni di library secondo noi non ha svolto sempre un buon servizio alla musica, perché per quanto ottimi e utili i nuovi mezzi e le nuove tecnologie, è accaduto che ci ritrovassimo circondati da vagonate di musica un pò tutta uguale, standardizzata e non sempre registrata in maniera impeccabile. In questo marasma di uscite discografiche risulta sempre più difficile notare chi invece predilige un approccio al suono e alla scrittura di altro tipo, magari anche nel rispetto del mestiere del produttore e della professionalità del fonico da studio. Nel panorama della musica Umbra del 2023 ci sono certamente progetti musicali che possono avere spazio a livello Nazionale, in quest’ottica ci ci sentiremmo di citare band come i ‘Mizula’ e gli ‘Wabeesabee’, che guarda caso sono due realtà che hanno spesso la possibilità di esibirsi fuori regione grazie alla bontà oggettiva della proposta, unita al fatto di aver curato bene la fase di produzione ed investito sul poter fissare la loro musica su un supporto fisco. Queste son tutte cose che determinano la serietà di ciò che si sta facendo, e di conseguenza denotano il tipo di valore che si vuole mettere in circolo.
Come vi vedete nel prossimo futuro? Resterete un duo o c’è la volontà di allargare la formazione ad altri componenti, ed effettuare nuove collaborazioni?
‘Rio Sacro’ è un duo e probabilmente resterà tale, ma restiamo aperti all’imprevisto, per ora abbiamo la fortuna di collaborare con persone che hanno piacere di contribuire con il proprio lavoro a questo progetto, suonando nei dischi e seguendoci nei concerti. C’è sempre spazio per nuove collaborazioni se nate in maniera autentica, anche perché abbiamo scelto un modo di fare musica che possa scaturire da incontri reali con le persone, in modo che la componente umana sia un elemento fondamentale per renderne più vibrante l’esperienza. Abbiamo la tendenza a goderci il percorso piu' che puntare alla destinazione, seguiamo il fluire del Rio.
Si ringraziano Edoardo Commodi e Norberto Becchetti - Rio Sacro.
A cura di Genesis Bridge.