UniLapis 2024

 

FERRETTI ELENA

Poesia

Mi chiamo Elena, ho 22 anni e frequento il Corso di Laurea di Logopedia. Ho una grande passione per la scrittura, per me le parole sono molto più di semplici segni su carta. Mi permettono di guardare al mio mondo interiore e dare un senso ai miei pensieri e alle mie emozioni più profonde. La scrittura è il mio luogo sicuro, in cui posso esplorare i miei demoni interiori e trovare conforto. Attraverso le parole riesco a dare voce a ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso.

Opere

Ridevi, lì, in mezzo alla folla.
Magnetica, ridevi noncurante.
Nessuna parola poteva scalfirti.
Ballavi scomposta, eppure,
possedevi una grazia infinita.

Tutti si voltavano a guardarti.
Nessuno poteva opporsi.
La musica forte ti sovrastava e ti stordiva.
Uscisti a respirare l'aria fresca notturna.
Guardavi il cielo in contemplazione.
Eri così bella.
Fiera di te.

Nessuno però sembrava guardarti veramente.
Ora, come un lampo,
appariva sul tuo volto uno sguardo triste,
così triste.
Eri rassegnata e ti commuovevi alla vista del cielo scuro.
Piegata dal peso dei tuoi fardelli,
ti stringevi tra le tue braccia.
Così giovane,
i tuoi occhi raccontavano una storia di cent'anni.

Nessuno accettava quel tuo turbamento.
Piacevi a tutti, se sorridente
Non volevano il tuo dolore.
Non volevano te.
Bramavano la tua sagoma.
Eri luogo sacro,
custode dei loro desideri e delle loro ambizioni.
Eri così bella
e triste.

Mi guardasti,
fui colpito.
Quella pesantezza che ingabbiava la tua anima,
uno schiaffo.
Durò un attimo.
Un sorriso beffardo ricomparve.
Muovendoti a ritmo di musica tornasti a ballare.

La testa girava,
il cuore batteva con forza.
Tutto sembrava vibrare,
incomprensibile.

Occhi verdi, capelli scuri.
Quei lineamenti rimanevano impressi nella sua testa.
Bruciata dove l’aveva toccata nell’anima,
ansimava piangente.

Calde lacrime solcavano il suo volto.
Cadeva per terra e la pioggia la colpiva pungente.
Era buio, in cielo c’erano le stelle.
Lei le guardava,
invidiosa della loro lontananza e perfezione.

L’amore e l’odio lottavano nel suo corpo,
non capiva più nulla.
Bagnata fino alle ossa, tremava ma non riusciva ad alzarsi.
Fragile urlava,
urlava a squarciagola.

Soffriva il distacco, la lontananza.
Si era allontanata.
Amava essere circondata da lui,
adorava che gli rivolgesse un semplice sorriso.

Voleva rimanere lì, con lui.
Voleva sentirlo ridere,
parlare,
scherzare.
Non poteva.
Cercando di salvare sé stessa, l’oscurità l’avvolse.
Urlava,
urlava a squarciagola.

Si accende.
Si infiamma.
Brucia dentro e diventa cenere.
Perde pezzi di sé dentro di te.
Libera, senza più catene.
Canta,
canta la libertà.
Muore ogni volta di più.
Si strappa la pelle,
bruciata dalle lacrime.
Straziata dal dolore.
Si osserva allo specchio,
è in frantumi.
Piange, piange la mancanza.
Perde pezzi di sé dentro di te.
Una distesa di cenere.

Rinasce, si libera dalla cenere del suo corpo.
È nuda, fragile.
Si trova di fronte l’immensità del mondo,
è spaventata.
Piange,
piange per la gioia.
Si scalda le braccia,
morse dai brividi.

Dentro di sé perde pezzi di te.
Stacca un pezzo dopo l’altro,
li separa.
Vibra il cuore, pulsa.
Scorre sangue.
Si alza, eretta.
Cammina in avanti.
Non si guarda più indietro.