Atridi / Metamorfosi del Rito: viaggio nella bellezza del dolore #PdT14
Un universo di terrore, delirio, sangue e morte, l’universo macabro e inquietante dei rapporti familiari sventrati dal dolore, laddove l’amore si converte nel più torbido degli odi. La potenza della tragedia classica usata come strumento per parlare di situazioni e sentimenti eterni ed universali, insiti nella natura stessa dell’uomo. Nel nome di una dinastia maledetta, quella mitica degli Atridi, si cela il presente più scottante, quello dei rituali di distruzione reciproca che vedono nella complessità dei legami familiari il luogo della più forte realizzazione. Lo spettacolo portato in scena dalla Piccola Compagnia della Magnolia, per la regia di Giorgia Cerruti, offre un’intensissima immersione in queste atmosfere cupe, che scuote lo spettatore a 360°, con ogni tipo di stimolo. Le parole arrivano da lontano ma lasciano a nervi scoperti, le tensioni e le emozioni sono palpabili, si tramutano in visioni, in odori, in lamenti, suoni, componendo un caleidoscopio quadrimensionale che costringe lo spettatore a prendere parte alla vicenda, lo obbliga a non sentirsi estraneo. Contaminazioni che attingono dalla letteratura e dal vissuto percorrono i dialoghi vestiti di classicità: Agamennone uccide Ifigenia sulle note di una litania dialettale, appaiono gli spettri ora di Sartre, ora di Pasolini, ma appaiono anche scene di vita quotidiana, tracce di una cultura nostra, quella che porta a negare i problemi davanti al sacro rito della tavola, quella che vede presagi nel sogno. La metamorfosi è questo evolversi nella forma di dinamiche inalterate nella sostanza: dal classico della scena essenziale dei dialoghi iniziali, al barocco della tavola imbandita, al trash della stanza del manicomio, in una parabola che arriva al nostro tempo con crudeltà. Assolutamente indimenticabile l’interpretazione di ogni singolo attore della compagnia (Davide Giglio, Giorgia Coco, Ksenija Martinovic, Camilla Sandri, Matteo Rocchi, Virginia Ruth Cerqua): la carica di tensione è palpabile, il cerone sui loro visi cola via insieme alle emozioni, sono tutti meravigliosamente posseduti da uno spettacolo che vuole fortemente rimarcare la sua natura extra-ordinaria, rinunciando ad ogni forma di verosimiglianza per avvicinarsi ancora di più alla scottante realtà. L’intimità della sala rende lo scambio con il pubblico ancora più potente, lo spettatore è penetrato dallo sguardo delirante di Egisto, è scosso dalla furia di Elettra, sincronizza il respiro con quello affannoso di Clitennestra. Si esce dalla sala con i nervi scoperti, ma ancor più innamorati del teatro.