Il Maestro e Margherita

A cura di Francesca Cappelli
 
Da martedì 12 novembre al 17 dello stesso mese, il diavolo in persona ha preso possesso del Teatro Morlacchi in compagnia della sua orrenda corte, per seminare scompiglio tra gli esseri umani. Con la regia di Andrea Baracco e riscrittura di Letizia Russo, lo spettacolo “il Maestro e Margherita”, porta in scena l’opera del russo Michail Bulgakov. L’omonimo romanzo, complesso, ricco di personaggi e di vicende che si intrecciano, rappresenta la fragilità umana in modo perturbante e ironico, illusorio, ma vero.
 
 
“Cos’è la verità?” (Woland, il Maestro e Margherita)
 
Lo spettacolo, come anche il romanzo, si apre con l’incontro, a Mosca, tra Satana, chiamato Woland (Michele Riondino), che si intromette nella discussione tra il poeta Ivan e l’editore Berlioz. I due intellettuali, convinti dell’inesistenza del divino, vengono spogliati dalle loro certezze dal Maligno, che prevede la morte dell’editore, di lì a poco, nei minimi particolari, tanto che Ivan, avendo assistito ai fatti, incredulo e delirante, verrà portato in una clinica psichiatrica, dove incontra il Maestro. Il Maestro, uno scrittore condotto alla follia dalle critiche e dal rifiuto degli editori verso il suo romanzo su Ponzio Pilato egli avvenimenti accaduti a Gerusalemme riguardanti la condanna e la morte di Jeshua, si è rifugiato nell’ospedale psichiatrico perché non vuole più vivere, né essere trovato dalla sua amata, Margerita. Woland, insieme ai suoi bizzarri aiutanti, preso possesso dell’appartamento del defunto Berlioz, crea scompiglio al teatro di Varietà di Mosca, portando in scena il suo spettacolo di magia nera, solamente per trovare lei, Margerita. Margerita, perduto il suo amore, il Maestro, non ha paura della morte, perché nientedell’essere viva, le dà più gioia. Woland vuole proprio lei come regina del gran ballo demoniaco da lui organizzato. La ragazza accetta di andare a casa del diavolo e presiedere il ballo, ma in cambio vuole ricongiungersi con il Maestro. Il diavolo le concederà questo, e ben altro: un inferno solo per i due amanti, in cui bruciare e ricominciare, eternamente insieme. Margherita uccide il Maestro, e poi sé stessa, per poi dirigersi agli inferi, dove Woland ha già fatto ritorno.
 
Cos’è la verità?
 
Il Maestro cerca la verità su quanto accaduto tra Ponzio Pilato e Jeshua a Gerusalemme, lo scrive nel suo libro, e poi, distrutto dalle critiche, lo da alle fiamme. Ma la verità non brucia, né può essere conosciuta. Il Maestro e Margherita è un romanzo che si interroga sull’uomo, e lascia il lettore in preda a interrogativi che non avranno risposta. Rappresenta l’incertezza e la caducità dell’essere umano, la sua volontà di appigliarsi a credenze che poi egli stesso confuta, a ricercare il bene e la luce, ma a preferire poi gli inferi. Il diavolo, Woland, dello spettacolo, incarna tutto ciò che rende l’uomo umano. “Cosa sarebbe il tuo bene, se non esistesse il male, e che aspetto avrebbe la terra, se le ombre sparissero, perché sono gli oggetti e gli uomini a dare l’ombra.” Dice Satana ad un emissario di Gesù (Levi Matteo). E’ l’uomo stesso a gettare le ombre, ciò che è vivo, contiene già la morte. Dei contenuti così importanti vengono resi sulla scena in modo brillante, ironico, tragico, attraverso giochi di luci e ombre in contrasto, una scenografia semplice e ricca di aperture che rendono la narrazione scorrevole e agevolano l’apparizione dei personaggi che agiscono in posti ed epoche differenti. Lo spettatore è coinvolto in un’atmosfera estraniante e indotto ad usare l’immaginazione per vedere anche ciò che non è in scena. Uno spettacolo pieno di vita, e di morte.