Cristiano Stocchetti Quartet - Travels [2011 - Robin hood records]
Prima uscita discografica per il quartetto jazz capitanato dal sassofonista napoletano Cristiano Stocchetti accompagnato dall'esperto Valerio Silvestro al piano, Marco Galero al basso ed Emiliano Barrella alla batteria.
Il combo ci propone qui 8 standard jazz rivisitati in chiave piuttosto canonica dove a svettare è il sax tenore fluido e intraprendente di Stocchetti, accompagnato dal prezioso piano di Silvestro e da una sezione ritmica che non si prende troppi rischi ma tuttavia garantisce una “solidità” e un ordine inappuntabili, grazie soprattutto al suono caldo e pastoso di un basso che offre un tappeto sonoro fatto di trame ben strutturate e dal giusto dinamismo.
Ed è proprio il ritmo a farla da padrone nei brani di apertura con una una rivisitazione di “Equinox” del mostro sacro Coltrane, ordinata e puntuale ma che scegliendo un ritmo maggiormente sostenuto rispetto alla versione originale del 1964, forse ne sacrifica il retrogusto malinconico e contemplativo.
Si passa al bebop di “Scrapple from di Apple” di Parker riproposto in una chiave funky che porta il disco per un attimo sui binari della fusion.
L'atmosfera cambia radicalmente con “Estate”, forse la traccia più interessante del disco, dove il quartetto parte in sordina, in linea con l'aurea profondamente malinconica del brano di Bruno Martino, evolvendosi poi però verso un'apertura che, evitando la consueta lettura in chiave latino-americana del brano, si lascia trascinare dalle liberatorie note di un sax che sembra volersi scrollare di dosso quel manto di tristezza, in un'affascinante connubio di anelito e impotenza, per poi rituffarvisi ineluttabilmente nel finale che sfuma dolcemente.
L'ecletticità del quartetto viene confermata dalle restanti tracce, dove si passa dal jazz soffuso di “Travels” e “My one and only” dove a tenere le redini del discorso è sempre il sax solido e avvolgente, al jazz-samba di “Triste”, fino alla cantata “Smoke gets in your eyes” dove i quattro musicisti accompagnano la voce compassata di un'elegante Loredana Lubrano, in un'interpretazione quasi sussurrata ma che resta “calda” e piena anche nelle note più basse.
Pur nei diversi meriti del disco, forte della bravura e dell'esperienza dei singoli musicisti, c'è da esprimere qualche riserva sull'amalgama complessivo dell'ensemble dovuta probabilmente alla sua giovane età (ricordiamo che stiamo parlando del disco d'esordio di questa formazione). Per cui qua e là appare un po' deficitario nella fluidità dei passaggi e nel “colloquio” tra i diversi strumenti, che nei momenti maggiormente “free” sembrano un po' peccare nel dialogo e chiudersi in una parziale autoreferenzialità.
Mi permetto di avanzare l'ipotesi che la pecca sia dovuta, oltre che alla recente formazione del progetto, anche all'interpretazione da parte di Stocchetti del jazz in chiave principalmente narrativa (come apprendiamo dalle interviste dove ne sottolinea la capacità di raccontare storie), il chè probabilmente lo porta a prediligere il “racconto” offerto dagli strumenti solisti piuttosto che la resa olistica dell'intera band e dunque la valorizzazione dell'elemento puramente estetico.
C'è da attendere quindi il prossimo lavoro auspicando che i quattro musicisti affinino la loro intesa trovando quella sinergia che magari gli possa permettere anche di proporre composizioni originali.
Data l'esperienza, le capacità tecniche e il buon gusto dei quattro che possiamo apprezzare, anche se solo a sprazzi, in questo “Travels”, le potenzialità per il salto di qualità come band ci sono tutte.