Filosofare ridendo: "Rien ne sert d'exister"

Filosofare ridendo: "Rien ne sert d'exister"
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Collaboratore
Titolo Spettacolo: 
Rien ne sert d'exister ou "comment trouver la voie quand on part de rien et qu'on va nulle part?"

Chi non ha mai desiderato, a scuola, un prof di filosofia che sapesse far ridere e pensare, aprire la strada verso le risposte ai grandi interrogativi dell’esistenza con una risata? Yves Cusset è il filosofo che tutti vorremmo conoscere, colui che ha scelto di vivere due esistenze parallele: quella del professore di filosofia, e quella dell’attore. Accostamento inedito, che forse farebbe storcere il naso a qualche amante della disciplina della conoscenza, se non fosse che da quest’incontro è nato un teatro geniale, esilarante e profondo, un genere tutto nuovo: il monologo filosofico-umoristico, “le solo philosophique juste pour rire”. “Rien ne sert d’exister” è una delle pièces di questo filosofo atipico che, prendendo un po’ in giro la retorica dei grandi filosofi e le loro domande esistenziali (ma forse anche un po’ se stesso) riesce a fornire al pubblico se non una risposta, sicuramente una strada, une voie, da percorrere lungo il sentiero “que part de rien et que va nulle part” della vita. Sebbene così descritto lo spettacolo sembrerebbe una sorta di lezione di ontologia, il segreto di Cusset è l’ironia. Il filosofo-attore si presenta in pigiama, scalzo, su una scena occupata solo da valigie, e racconta la storia della sua “malattia”, una vera e propria ossessione patologica per le domande; il medico propone la sua diagnosi: è malato di filosofia, è un filosofo. Per guarire, basta rispondere a tre stupide domande, dice il medico: cos’è la morte, a che serve esistere, l’amore è possibile? Comincia così tutta una serie di riflessioni che passano per Epicuro, Diogene il Cinico, per Seneca, fino a Wittgenstein, in un percorso esilarante che sfiora l’assurdo, durante il quale il protagonista svuota le valigie componendo una scenografia che cresce con lo spettacolo: libri su libri riempiono la scena, ma non sciolgono le domande del filosofo. Stupefacente la mimica dell’attore, il quale si mostra come uomo di teatro e non solo “filosofo in scena”. Bravo a non cadere mai nel didattismo, Cusset riesce a farci guardare alla filosofia come mezzo allegro per affrontare la vita con la leggerezza di una risata. Bravo! Se, come recita il titolo, esistere non serve a niente, è bello consolarsene con esperienze come questo spettacolo, che smentiscono il titolo stesso.
Montpellier, 11/03/2012 Théâtre Pierre Tabard