Il Don Giovanni ovvero il gusto dell'eccesso

Il Don Giovanni ovvero il gusto dell'eccesso
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Collaboratore
Titolo Spettacolo: 
Don Giovanni di e con Filippo Timi

Scrivo queste righe nel silenzio più assoluto dei vicoli del pomeriggio perugino, e questa calma da èquasiprimavera mi colloca in una situazione totalmente opposta a quella in cui mi trovavo qualche sera fa. Il teatro Morlacchi ha ufficialmente chiuso la stagione 12-13 con un suo "figlioccio", il potente Filippo Timi, vero idolo e orgoglio dei perugini.
Giocando in casa Filippo ci presenta uno spettacolo difficilmente inseribile in una categoria. Ben diverso da qualsiasi cosa il titolo possa farci preintuire: Don Giovanni sì ci annuncia di cosa si tratta, ma troppi sono gli echi emanati da un titolo plurirappresentato (e pluri-raccontato) come questo. Di certo fin dalla prima scena è chiara la costante di queste tre ore di teatro: l'eccesso. Non solo Don Giovanni è insaziabile, ma tutto ciò che lo circonda è portato all'estremo, la sua essenza si irradia intorno a lui concretizzandosi in atmosfere ai limiti del trash. E Timi stesso sembra compiacersi nei suoi cappottoni, coi suoi ammiccamenti; tutto gli è concesso, infondo è don Giovanni! Di certo sfrutta al massimo tutte le possibilità che un ruolo ed una storia come questa possono concedergli. Sa il fatto suo, Timi, ha il Know-How, per usare un'espressione che tanto piace ultimamente. Ed è spalleggiato da attori che assolvono egregiamente al non facile compito di stargli dietro (intendo a Don Giovanni ma soprattutto a Timi).
"È il vizio che rende l'uomo santo": contaminazioni infinite permettono a don Giovanni di esplicitare questa sua filosofia di vita, con un esilarante gioco di rimandi e citazioni, riempiendo al massimo le tre ore di questa imponente macchina teatrale coprodotta dal TSU. Concepito più come prodotto di intrattenimento che come occasione di riflessione, senza dubbio Timi ci regala uno spettacolo che resta impresso, provocatorio, luccicante, godereccio, con slanci lirici ma anche cadute di cattivo gusto studiate ad hoc, quasi a specchiare la nostra contemporaneità fatta di eccessi e di poco raffinata cultura-pop.