Il Rondine - Recensione album "Può capitare a chiunque ciò che può capitare a qualcuno"
"Può capitare a chiunque ciò che può capitare a qualcuno"
2014. Siamo in Ottobre. Autunno. Esattamente il 14 del mese. L’estate ha concluso il suo ciclo naturale.
E’ il giorno dell’uscita dell’album d’esordio ufficiale de Il Rondine.
Il titolo è “Può capitare a chiunque ciò che può capitare a qualcuno”.
Undici tracce e una citazione del buon saggio Seneca a fare da sfondo su una copertina di adeguato sapore stoico.
Dietro la figura de “Il Rondine” c’è Claudio Rossetti, classe 1985.
Romano come il filosofo che rifletteva sulla brevità della vita.
Un passo indietro. Claudio Rossetti, alias “Il Rondine”, viene da storie lontane. Già attivo nel 2006 come “Blue Order Project, ha collaborato con l’artista romana dark wave “Mushy”, cominciando a farsi le ossa in alcuni suoi live e registrando le chitarre per il suo album “Breathless” del 2013.
Nel 2012 nasce come “Il Rondine”, partecipando al concorso “Le Canzoni Migliori Le Aiuta La Fame SECONDA EDIZIONE”, progetto dell’etichetta indipendente “La Fame Dischi” di Michele Maraglino, vincendo il primo premio che gli ha consentito di realizzare il suo album d’esordio.
Album registrato a Perugia, presso lo studio Cura Domestica in meno di una settimana da Daniele Rotella e Francesco Federici eccetto “Morto”, registrato da Lorenzo Amato, Missaggio e Mastering di Lorenzo Amato e l’ultimo brano “Un’oliva”, registrato da Claudio Rossetti in presa diretta.
Davide Monaldi alla grafica di copertina.
Basta la scelta “disarmante” della citazione del filosofo romano per il titolo dell’album per incamminarsi con giusta marcia sul sentiero degli spunti e dell’impostazione tematica delle tracce.
Una tela comune, uno sfondo ben definito, dove Il Rondine, con chiari elementi biografici, si mette a setacciare la vita quotidiana senza pretese altisonanti o riflessioni aristocratiche a effetto o ricerca dello stupore radical che ammicchi ad esploratori musicali dell’insolito e degli effetti psichici speciali.
Fatti della vita comune, centrifugati con lucidità e la passione di un osservatore che si mette a fare mente locale, tuffandosi nel quotidiano con l’obiettivo di presentare lo stato delle cose.
Nessuna voglia di dare risposte profetiche.
Analisi del giorno, delle sue stranezze, delle piccolezze della vita quotidiana che non mancano mai di deluderti e ti spingono, a quel punto, a parlarne in forma di canzone.
Tra suoni punk, folk-pop, cantautorato da voce, chitarra e synth, Il Rondine prende gli episodi di ciascuno di noi e di se stesso.
Li esamina senza svolazzare in giochi inutili e massimi sistemi.
Dalle stanchezze della vita sentimentale, allo sport nazionale della rassegnazione e dell’immobilismo fino alle situazioni più banali che, comunque, fanno parte delle nostre esperienze, anche se odiamo ammetterlo.
C’è voluta e meditata semplicità nei testi.
In fondo, l’autore sta scandagliando il mondo di tutti, per primo il suo, nelle sue più svariate e più apparentemente insignificanti manifestazioni, come in “La fine di uno scarafaggio”.
Osservazione ma ironia, sarcasmo più o meno velato, una disillusione mai negata verso il sistema che t’ingabbia nella regola e nella logica delle regole da rispettare.
Analizzare l’esistenza non vuol dire sottrarsi a una somma dei fattori per ottenere un bilancio delle cose.
Un cantautore lo fa per mestiere.
Mostra solo consapevolezza secondo il suo di stile.
Può dare sfogo al suo lato intimo, partendo dalla contingenza.
E, di traccia in traccia, Il Rondine si racconta, sapendo quanto sia difficile e stancante il dialogo con i vecchi come in “Pregiudizio su Sergio”, che non è affatto una passeggiata la vita di coppia come in "Mi Fido Più di Me", se tiranneggiano la noia e la stanchezza.
Forse è più facile parlare con un gatto come in "La naturale capacità”.
E poi c’è il tempo, la corsa del tempo che non lascia scampo, incorniciata, per essere presa a calci dall’autore, dalla solita retorica asfissiante del “purtroppo non l’ho fatto” che tormenta tutti noi come nel caso di “In tempo”.
Ed è nel tempo che ci muoviamo, convinti che nulla ci tocchi, che certe cose non ci riguardino e non ci accadranno mai, salvi comunque, immuni dal mondo e dalle sue bizzarrie, salvo il caso in cui ti ritrovi ad ascoltare “Morto”.
Il Rondine si muove così.
Storie semplici diventano con impostazione cantautoriale uno spunto per allargare lo sguardo all’essenza delle cose, con la sincerità di chi mette in un brano la verità che tutti noi sappiamo nel profondo e, volutamente, evitiamo per salvarci la pelle. Tutti i giorni.
Aspettando una primavera che non arriva. Il Rondine lo sa bene.
Recensione a cura di Fabio Colosimo
Info:
http://www.ilrondine.bandcamp.com
http://www.facebook.com/IlRondine