MATRIOSKA

 a cura di Oscar Giambitto

MATRIOSKA è l’esito di un Laboratorio teatrale, coadiuvato dall’artista Vittoria Corallo nella sezione penale maschile del Carcere di Capanne di Perugia.Il progetto, promosso dal Teatro Stabile dell’Umbria, in collaborazione con la casa Circondariale di Capanne, di durata sei mesi, ha coinvolto circa quindici detenuti; tra i quali, una decina, hanno portato in scena lo spettacolo, il 14 e il 15 novembre 2018, Liberamente ispirato dal “Woyzeck” di G.Buchner, lo spettacolo racconta le vicende di un uomo soggetto agli abusi di potere della comunità di cui fa parte, e della sua esistenza schiacciata da doveri e umiliazioni, anche nella sua stessa casa e famiglia.
A luci spente, nascosti dietro ad un sipario immaginario, in un’atmosfera tesa e cupa, fatta di porte blindate e animi rotti, gli attori hanno dato avvio alla rappresentazione teatrale. Una successione di sketchs quasi improvvisati e apparentemente scollegati tra di loro, dove le scenografie cambiano a ritmo di giochi di luce e di ombre e vengono interpretate anche le parti femminili.
Gli attori/detenuti sono stati in grado di trasformare quell’aula magna e quel palcoscenico, privo di particolari decorazioni, in qualcosa di più grande superando ogni luogo comune o idea che spesso la società ci tramanda di quegli spazi.
Senza mai cadere nella pietà e nella compassione hanno intrattenuto il pubblico e allo stesso tempo sono riusciti a divertirsi pur toccando tematiche forti: la lotta per la sopravvivenza quando impera un potere più forte, la prostituzione, la schiavitù, l’immigrazione...
L’atmosfera partecipata, sintomo dell’esito riuscito del Laboratorio è stata coronata dalla presenza in platea dei familiari di sangue e di quelli acquisiti in carcere, quei compagni con cui si condividono le ore, spesso interminabili e strazianti di una vita racchiusa tra quattro mura.
Questa è dunque la Matrioska: la possibilità di incastrare tante storie, tanti volti, tante emozioni che esplodono all’unisono nel grido silenzioso di chi è privato della propria libertà,della possibilità di comunicare, di partecipare e che trova nella formazione di un gruppo una nuova esistenza.
La bontà è insita in ciascun essere umano, occorre soltanto trovare la giusta combinazione per farla emergere.
Una nota d’omaggio a questa iniziativa che ha commosso e scosso gli spettatori, perché il teatro in carcere è una Necessità, un forte strumento di mutamento del mondo carcerario stesso a favore del reinserimento dei detenuti in società.