"Noi siamo quelli che hanno per amante un sogno": Cyrano de Bergerac
Quando la parola in rima si cristallizza in atmosfere tangibili, allora l'incanto della poesia si muta in teatro. È questa la magia del Cyrano De Bergerac per la giovane e fresca regia di Matteo Fasanella. Spogliati di ogni meccanica ripetizione, i versi di Rostand prendono corpo in uno spettacolo di delicata musicalità: l'amore di Cyrano è cantato, le parole si fanno note, le luci sono stanze. Così come la parola è l'unica arma di difesa e d'attacco, di seduzione e di espressione del famoso orribile poeta innamorato, allo stesso modo i versi riempiono la scena nuda di fronzoli, densa di sensazioni che arrivano dritte alla platea. Perché proprio questa è l'anima del dramma di Rostand: è l'immortale storia della lotta tra amore e apparenze, ma soprattutto del potere di seduzione della poesia. La musica si fa specchio che amplifica e sostiene questo potere, riverbero dell'anima dei personaggi. Le battute si alternano come in punta di fioretto, nel duello eterno tra verità celate e bugie in evidenza, tra sentimento e onore, tra corpo e spirito, sullo sfondo di un fervido attaccamento alla libertà. Mettere in scena un testo come questo non è impresa da poco; se poi si considera che l'intera compagnia è composta da giovanissimi attori e diretta da un giovane regista, non possiamo che apprezzare la nuova vivifica linfa che i "Felici e Contorti" recano alle scene con questo passionale e delicato allestimento. Fino al 28 aprile in scena al Teatro dei Conciatori di Roma.