Può una colpa macchiare l’intera vita di un uomo?
a cura di Mattia Passante
Può una colpa macchiare l’intera vita di un uomo?Fu questo il quesito che si pose Victor Hugo, quando scrisse il celebre romanzo “I Miserabili” e la stessa domanda pervade anche l’omonimo riadattamento teatrale di Luca Doninelli, che è stato in scena, con la regia di Fanco Però, al teatro Morlacchi di Perugia dal 7 all’ 11 novembre 2018.
Comprovando l’eccezionale cura nella scelta della programmazione, già ampiamente confermata con il primo appuntamento, il palcoscenico del Teatro Morlacchi è stato calpestato da un altro big della scena teatrale italiana, Franco Branciaroli, coadiuvato dalla Compagnia degli Incamminati e prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dal Centro Teatrale Bresciano.
Le 1500 pagine del dramma parigino sono così rappresentate nei suoi momenti salienti attraverso una regia estremamente lineare, che ha cercato di suscitare nei suoi spettatori, più che una immediata comprensione del racconto, la profondità dei temi che caratterizzano il dramma: la contrapposizione Legge-Giustizia, l’attacamento alla libertà, l’amore non corrisposto e idealizzato, la malvagità e l’indifferenza che solo l’estrema povertà può imporre.
Lo sfondo della eterna battaglia morale tra Jaen Valjean e il nemico Javier, si presta ad un intreccio di storie che partono dalla povera madre Fantine costretta ad abbandonare la figlia Cosette presso due pietati locandieri, quest’ultimi genitori di Eponine, condannata ad essere innamorata di Marius, il giovane rivoluzionario infatuato di Cosette.
Permettendoci così di vivere tra un continuo susseguirsi di scene: dalla locanda alla sala del processo, dalla barriera dei rivoluzionari alle fogne di Parigi, dal convento di redenzione di Jan Valjiean al letto della sua morte.
Il rapido e continuo susseguirsi degli eventi è facilitato da una scenografia, ideata da Domenico Franchi, composta da tre imponenti elementi scenici che ruotando ed aprendosi“come le pagine di un libro” permettono di mutare ambientazione con grande efficacia e disinvoltura.
La recitazione naturalistica degli interpreti, tra cui si segnala una intensa Valentina Violo, non lascia spazio a interpretazioni: il vero “miserabile” non è colui che nasce nella povertà ma chi si arrende alle avversità, senza ricercare il proprio riscatto.