Quando il teatro è elisir di giovinezza: Non tutto è risolto
Tanti sono stati i grandi nomi ospitati dal Teatro Morlacchi di Perugia in questa stagione 12-13, e altrettanti gli spettacoli memorabili; tra tutti un pezzo di storia del teatro italiano, nell'originale e raffinata veste di un viaggio nella memoria, nella vita e nei valori dell'autrice e protagonista, l'irriverente e deliziosa Franca Valeri. Alla veneranda età di 93 anni un attore non potrebbe che fare uno spettacolo celebrativo omaggiando la propria carriera ed in qualche modo salutando il pubblico. Ma queste non sono affatto le intenzioni della Valeri, che scrive con intatta lucidità una storia sui generis, una commedia che si rivela ben presto fortemente autobiografica: non perché racconti la vita dell'autrice, ma perché è una finestra sull'universo Valeri.
Un viaggio surreale, beckettiano, condotto con forza incredibile da questa piccola signora in sedia a rotelle, dalla voce rotta dalla malattia ma non per questo meno presente al proprio personaggio.
Una bellissima stufa costituisce quasi in toto il décor ed è allo stesso tempo l'antitesi della protagonista, la presunta contessa Matilde: la stufa bella e spenta; lei non molto bella, ma sempre accesa. Attorno a lei una piccola corte di coprotagonisti, personaggi scritti appositamente per gli attori che li hanno interpretati, allo scopo di stimolare la mente tanto lucida quanto immersa nel proprio mondo della contessa. La sua non è demenza senile, ne follia: è semplicemente l'attitudine ordinaria di una donna convintamente fuori dagli schemi, dalle convenzioni, dalle banali routine, desiderosa di non avere mai una meta, mai un obiettivo, persino alla sua età. Ovviamente convivere con un personaggio del genere non è semplice: c'è chi le tiene testa, giocando con le stesse sue carte del raffinato cinismo e della sottile ironia, come la segretaria Angèle (Licia Maglietta), che finisce per stancarsi e andare via. C'è chi invece, come la sarta/cameriera Milly, l'ha appena conosciuta e la tratta col riguardo che ispira una distinta e anziana signora dalla lucidissima mente e dalla brillante prontezza di spirito. Infine c'è il figlio, Manfred (Urbano Barberini), che rappresenta il senso di responsabilità tanto fuggito dalla contessa, che si ostina a dire di non avere figli, riflessione sulla selettività della memoria, che sceglie cosa conservare e cosa eliminare...
Lo stream of consciousness della Valeri conduce attraverso i labirinti della mente, attraverso l'arma dell'elegante ironia tipica dell'attrice, esaltando la bellezza ma insieme il peso dell'intelligenza e della libertà del pensiero, mai apprezzata, per lo piu compianta. La contessa che dà del lei a tutti e non sembra scomporsi davanti a nulla, solo per un attimo cede alla debolezza di pensarsi in una vita "normale", con suo figlio, i nipotini, una segretaria devota e premurosa, insomma con tutto ciò che ha rifiutato per tutta la vita. Ma questo attimo di fantasia non è altro che il nuovo slancio per ricominciare.
Niente di patetico, niente di triste, nessun addio, nessun vittimismo, nessuna nostalgia: lo spettacolo ha un finale aperto -come annunciava già il titolo, "Non tutto è risolto" - sulle possibilità infinite che la vita continua ad offrirci e che fino all'ultimo dobbiamo cogliere e sfruttare. Franca Valeri è uno splendido esempio di forza, tenacia, amore per l'intelligenza e per l'arte, che né la vecchiaia né la malattia possono fermare. Usciamo da teatro desiderando di essere lei.