Qui e Ora tra psicologia inversa e l'addio alla rucola!
Uno spettacolo sullo scontro-incontro tra due uomini, due vite diametralmente opposte a causa di un incidente in moto, in cui i ruoli finiscono per mischiarsi: dal confronto emergono i tanti vizi e le contraddizioni di una generazione ingabbiata nei suoi stessi vincoli. Tra risate e riflessioni i 70 minuti di questo spettacolo sembrano volare. Merito di una scrittura fluida, estremaente scorrevole, che inserisce al punto giusto gli sketch tra i due protagonisti. Cosa dire poi degli interpreti? Simpatici, affiatati capaci di reggere la tensione della scena e di stamperarla quando è diventata eccessiva.
Tutto inizia con un rumore assordante, uno schianto tra vetture, il sipario si apre e le luci si accendono rivelando un fitto fumo che avvolge le carcasse di due motorini completamente distrutti. Per terra solo rottami e a due uomini, sulla quarantina, riversi per terra, sdraiati sulla strada come se fossero morti. Una scena unica che ha al centro qualsìcosa di molto simile ad un installazione contemporanea, che in realtà non è altro che il risultato dell'impatto tra gli scheletri di due scooter, in una via sconosciuta nella periferia della Capitale. In questa cornice si trascinano due personaggi, le vittime di un incidente stradale: Aurelio, uno “chef motivazionale” famoso a livello nazionale, interpretato da valerio Mastrandrea, e Claudio, un disoccupato da poco divorziato, con una madre estremamente oppressiva, interpretato da Valerio Aprea.
Uno dei due riprende conoscenza e si alza, trascinandosi nel mezzo della scena con il suo cellulare, imprecando contro i volontari del 118. E'Valerio Mastandrea, Aurelio. Lentamente la storia inizia a prendere forma, anche se i contorni restano comunque piuttosto grotteschi. La situazione ricorda quelle assurde e paradossali già viste in Boris, la serie di cui Mattia Torre, sceneggiatore dello spettacolo Qui e Ora è stato a sua volta sceneggiatore.
Nel nulla più assoluto, in mancanza di punti di riferimento e di mezzi di soccorso, arriva la paradossale telefonata della redazione di Qui e Ora, il programma radiofonico di Aurelio, che gli intima di andare assolutamente in onda, nonostante lui sia stato gravemente ferito e nonostante lo sconosciuto con cui ha fatto l’incidente stia probabilmente morendo, in caso contrario sarà sostituito.
E proprio sullo sfondo di quell'incidente, emergono le differenze tra i due personaggi in un ironico e incalzante scambio di battute creato ad arte dal bravo Mattia Torre, differenze anche sociali. Protagonista è una l'uomo moderno che si trova a dover fare i conti con la propria vita, con i rimpianti e gli insuccessi. Entrambi i protagonisti sono alle prese con la crisi economica e ingabbiati all'interno del loro status sociale. Da un alto Aurelio è uno speaker di successo che crea mode e tormentoni culinari lanciando ricette improbabili come la carbonara di pesce, il bichini di cozze, i crostini all'aria di basilico. Dall'altro Claudio, un disoccupato divorziato con un figlio di due anni che ancora parla poco, ossessionato dalla presenza ingombrante della madre. Quale dei due è il modello vincente? Probabilmente nessuno: hanno entrambi falsi miti, che crollano sotto i colpi delle battute incessanti ceh si lanciano l'uno contro l'altro. Tantissimi gli sketch che mandano in visibilio il pubblico grazie all'abilità e all'affiatamento tra i due protagonisti, sospesi tra lucidità e follia.
Torre ricostruisce il momento successivo all'incidente stradale, un tempo sospeso e infinito, in cui l'unico modo che i due hanno per comunicare con il mondo esterno è attraverso i cellulari e la scansione del tempo, almeno fino ad un certo punto, è affidata alle tempistiche di una diretta radiofonica, quella del programma condotto da Aurelio, appunto Qui e Ora (che è anche il momento esatto, nel mondo del tennis, in cui la pallina colpisce la racchetta!). Dopo lo scontro, i due cominciano a conoscersi, colmi di pregiudizi l'uno verso l'altro, e solo la necessità e il bisogno estremo, dettato dalla lentezza con cui arrivano i soccorsi, spinge i due ad una progressiva presa di coscienza e accettazione, almeno superficiale, dell'Altro.
Il male di entrambi? La loro profonda solitudine, una solitudine attaccata direttamente alle loro ossa nonostante il fatto che entrambi vivano nella Capitale, con le strade piene di traffico e i pedoni che si muovono convulsamente per i viali tra negozi e uffici, nonostante la folla inarrestabile in una città piena zeppa di palazzi, pieni a loro volta di appartamenti, occupati dalle famiglie, nonostante le scuole, le università, i cinema, ristoranti. Sembrerebbe davvero impossibile restare da soli in mezzo a tutta questa folla, eppure.. l'uomo moderno, come i due protagonisti, è in realtà profdondamente solo, una solitudine inspiegabile, un malessere che però attacca le persone in mezzo alle mille persone che compongono la folla.
Una folla senza volto, che non si ferma mai presa dalla routine della quotidianità, costretta a ripretere all'infinito gli stessi gesti, costretta ad essere sempre uguale a sé stessa. Si tratta di una malattia sociale, che porta all’inaridimento della dimensione umana di ogni persona e alla disperata ricerca della folla per fuggire dagli altri e da se stessi: sì, perchè la solitudine è una fuga, un modo per evadere dal rapporto autentico con l’altro, un rapporto che presuppone a monte una buona conoscenza di se stessi.
Quanto tempo riusciamo a dedicare alla ricerca della nostra interiorità? Purtroppo, a causa degli incessanti ritmi di vita, dei ritmi che abbiamo introiettato.. sempre di meno. E questo è un male, perchè la morte vera di una persona non sta solo nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi, come diceva Pier Paolo Pasolini. Sul filo della suspense si sviluppa quindi un racconto aperto a derive imprevedibili, il tutto sotto la graffiante ironia di due romanacci d'hoc, con il loro sguardo disincantato sui dilemmi dell'esistenza.
Bello e divertente questo spettacolo.. che al tempo stesso riesce anche in un altro obiettivo: quello di far riflettere gli spettatori sulla vita che ciascuno sta vivendo!