Racconto d'inverno

 
 
a cura di Silvia Pisacane
“C’era una volta un re, che viveva vicino ad un cimitero…” (Mamillio, Atto II, Sc I)
E’ così che inizia il secondo appuntamento al teatro Morlacchi delle Smanie di Primavera. Un classico di Shakespeare, con la regia di Andrea Baracco e adattamento accompagnato da Maria Teresa Berardelli. La Compagnia dei Giovani del Teatro Stabile dell’Umbria, ha incantato la platea.
La storia narra di un re che ossessionato da dubbi e gelosie, sospettoso di complotti a suo discapito, diventa egli stesso causa della sua infelicità. Condanna la moglie, colpevole di averlo tradito con il re di Boemia, suo carissimo amico. I dialoghi densi, ricchi di retorica, saccenti, talvolta ironici tengono alta l’attenzione dello spettatore. Impossibile distrarsi.
La vita a corte diventa sempre più dura per i servi che devono obbedire alle richieste assurde del re furibondo e tiranno, che accecato dalla rabbia allontana la sua ultima creatura. I consiglieri cercano di scoraggiare il pazzo Leonte dal commettere gesta di cui un giorno potrà pentirsi. L’odio e la cattiveria possono ripercuotersi contro se stessi.
La regina di Sicilia, da moglie amata, si ritrova ingiustamente a servire un processo pubblico. Cerca di difendersi ma il re non ne vuole sapere. Sarà l’oracolo a restituirle l’onore, giudicandola non colpevole e annunciando la profezia che un giorno la principessa, di nome Perduta, farà ritorno a palazzo.
Il primogenito però, preoccupato per le sorti della madre, trattato come un pupazzo, oggetto di successione e trofeo da mostrare, muore di abbandono emotivo. Segue la morte delle madre che morirà di collera. Fin qui la scena è tutta buia. I vestiti sono scuri, le luci soffuse e la morte sovrana. La scena viene invasa da teschi. Gli oggetti e i costumi aiutano a creare un atmosfera triste e cupa.
Il regista poi fa un salto. Esattamente 16 anni dopo, Perduta è cresciuta, non sa di essere una principessa e di fidanza con il figlio del re di Boemia. 
I colori diventano più vivaci e una serie di personaggi fa comparsa nella narrazione senza apparente significato. Eppure la furbizia, l’equivoco, la coincidenza sono elementi che trovano ampio spazio a teatro. Ognuno può dare la sua interpretazione. La forza di questo testo sta proprio nel non chiudersi in una sola categoria, spazia dalla commedia al dramma. Dal linguaggio forbito, alla battuta spicciola. Seduce il lettore grazie al gioco favolistico.
Come aveva annunciato l’oracolo Perduta tornerà a casa, e riabbraccerà la statua fedelissima della madre, ed ella magicamente si animerà.
La vita e la morte sono soggetti sempre presenti in scena, ma non solo mai banali. L’effetto sorpresa e meraviglia è un regalo della trama.
 
Non vi sveliamo altri dettagli, vi invitiamo a vedere lo spettacolo disponibile fino a venerdì 20 aprile alle ore 21.