Recensione "Canzoni contro la comodità" di Michele Maraglino

Recensione "Canzoni contro la comodità" di Michele Maraglino
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Collaboratore
Titolo disco: 
Canzoni Contro la Comunità
Nome Artista: 
Michele Maraglino
Genere disco recensito: 
cantautorato
Label: 
La Fame Dischi

 
A cura di Fabio Colosimo
 

“Canzoni contro la comodità”. L’ultima fatica artistica di Michele Maraglino, cantautore tarantino da anni in Umbria, per l’esattezza a Perugia, città che si presta da sempre bene all’ispirazione compositiva. E giacché parliamo di comodità, mi tocca “scomodare” un tal Federico García Lorca che usava il vocabolo “Duende”.
Termine intraducibile, tipico della cultura andalusa. Lo si potrebbe volgarmente tradurre in lingua nostrana come “talento” ma non sarebbe generoso e corretto.
Il Duende è il fuoco sacro che sale dalla terra e sale per i piedi, le gambe fino alla testa dell’artista, in particolare nell’ipnotico mondo del flamenco.
Quel continuo scavare e abbandonare il palco in pochi istanti, con tocchi rapidi, decisi, tipico di questa danza antichissima, forse, è solo la prova dell’inconscio terrore di essere bruciati vivi da questo demone incandescente.
Premessa noiosissima e “vagamente” esibizionista. Vero…
Solo per dire con colta chiarezza che, con il suo ultimo disco, Michele Maraglino ha dimostrato finalmente di avere “Duende”.
Otto tracce. Uscito il 25 febbraio 2015, per La Fame Dischi, la casa discografica dello stesso Maraglino,
A due anni dal primo album d’esordio, “I Mediocri”, il cantautore pugliese compie un grande balzo in avanti, sia dal profilo testuale sia da quello compositivo e di orientamento musicale. Se “Siamo la generazione nata nella bellezza, abbiamo trovato già ‘tutto apparecchiato’ grazie ai frutti dei sacrifici dei nostri genitori e non ci siamo mai dovuti conquistare nulla”, come l’artista dichiara apertamente, questo album è, fin dalla prima traccia, prova d’impegno, fatica, ricerca intensa di nuovi orizzonti espressivi e di definizione di una estetica già emersa in precedenza in forma embrionale.
“Canzoni contro la comodità” è un’istantanea in movimento di una realtà che non offre grandi spunti di gioia e di ottimismo ingenuo, il racconto di una dimensione contemporanea di difficoltà, di cose perdute, di premi da riguadagnare con fatica.
A partire dal primo brano, "Triste storia", che apre l'album e già si pone come una dichiarazione manifesto della poetica dell’album.
Lucida riflessione sulla caduta quando tutto era a portata di mano, scandito da lievi rintocchi di tastiera che fanno da tintinnio di campane impietose contro lo scorrere del tempo, immergendo la parola in un’atmosfera di sapore orientaleggiante. La produzione e l’apporto artistico del raffinato Daniele Rotella (The Rust and the Fury) costruisce l’architrave solidissima del sound delle tracce.
Rimane il sostrato folk ritmato, tipico delle precedenti produzioni di Maraglino ma, questa volta, con un minimalismo più efficace ed espressivo.
Il testo è la chiave. La base su cui gira l’intero album. Domina la parola del cantautore.
La mano sapiente di Daniele Rotella e del suo gruppo offre il suo mood inconfondibile nel secondo pezzo, "I miei coetanei". Rock intenso, vivo, per cantare di una generazione piena di cose e senza nulla da dare, perché “il tempo, ormai, è finito delle rivoluzioni”.Un universo di persone che vogliono tutto e subito senza sacrifici, una dimensione generale di mediocrità quotidiana che si scontra con la voglia di rivincita sul presente e sul suo lato oscuro dell’artista che permea tutto l’album con coerenza e tenacia.
Si potrebbe tirare fuori l’espressione “Concept Album”.
Il filo rosso c’è ed è di buon diametro. Difficile da recidere.
Terza traccia: “Vernice”. Spicca per le sue distorsioni sonore, che accompagnano il grido malinconico contro il non detto e la polvere esistenziale da nascondere sotto il tappeto o, più semplicemente, riverniciando le pareti della nostra stanza sentimentale stanca e fasulla per sfuggire al severissimo e perpetuo tuonare del tribunale del mondo.Quarta traccia, "Se non saremo forti abbastanza", vede il ritorno dei The Rust and the Fury (con la voce di Francesca Lisetto) e si muove sull’invito all’impegno, per riconquistare quanto ci hanno rubato o abbiamo perso per strada, scegliendo la via difficile, alla faccia delle comode poltrone e del cartellino da timbrare.
Quinta traccia, "Canzone d'amore contro il consumismo", nella leggerezza fischiettante del suo sound s’immerge nell’universo dell’omologazione sentimentale e dell’amore fatto di sole cose da comprare.
Sesta traccia, la mia preferita, ”Vie di mezzo”, è un inno gridato alla follia che salva dalle scelte facili, dalle soluzioni intermedie, dai compromessi fatti nel timore dell’isolamento, su una base ritmica ben strutturata che, lentamente, scivola nel silenzio in un’ottima coda psichedelica.Ottava traccia, “Rivincita”, chiude il disco con una narrazione, in un dialogo chitarra e voce dal sound sottile e sempre calibrato, sulla lenta agonia di una relazione sentimentale uccisa dalle certezze e sulla riscoperta di una nuova forma d’amore per la vita.
“Canzoni contro la comodità” di Michele Maraglino, nel suo agitarsi lucido di chitarre, cembali, moog, atmosfere asciutte, curate nella loro opacità fatta di minimalismo calcolato e di un ottimo arrangiamento, si affaccia alle orecchie dell'ascoltatore con la intensità di una poetica cantautorale della cifra stilistica ormai definita, acuta, votata all'intimo, ma con uno sguardo sempre lucido e tagliente al mondo esterno.