Recensione del disco No Offense di Antun Opic
A cura di Rossella Biagi
Artista: Antun Opic
Album: No Offense
Abbiamo deciso di recensire oggi un artista davvero particolare: Antun Opic, un moderno Ulisse del XXI secolo, che porta con sé e nella sua musica ben impresse le caratteristiche di quelle strade che ha percorso e delle culture con cui è entrato in contatto anche nel corso delle sue precedenti esperienze – ad esempio le sue esibizioni ricche di teatralità con il collettivo di punk-cabaret “Storm & Wasser”, con cui ha girato l’Europa.
La musica di Antun è ricca di contaminazioni: la prima - evidentissima se date un'occhiata alle sue esibizioni live – è quella tra musica e teatro, ma c'è molto di più. Parlando della sua “filosofia musicale” possiamo notare che sin dai primi accordi sono evidenti inflessioni balcaniche, ma non si tratta del solito etno folk perchè questo fantastico progetto musicale contiene al suo interno anche contaminazioni della world music, del blues e del pop.
Ascoltando No Offense ci si rende subito conto che si tratta di un album che riflette la sua unica condizione ed esperienza di vita: un ragazzo che vive a Monaco di Baviera, nato da genitori di diverse nazionalità: tedesca e croata. In questo melting pot musicale si resta immediatamente colpiti dalla versatilità musicale dell'album e degli artisti: con una formazione di strumenti che cambia in continuazione, includendo alle volte trombe, il banjo, le percussioni africane, il sassofono, cori, etc.
Opic è un artista poliedrico che ha scelto di comporre i testi delle sue canzoni in inglese, una lingua passepartout, che gli permette di raggiungere un pubblico potenzialmente più vasto con cui interagire e comunicare più facilmente e che gli consente, inoltre, di mantenere una prospettiva sovranazionale rispetto all'oggetto della sua musica. In questo modo riesce a scrivere da una prospettiva multi-angolare con un risultato che elude la classificazione geografica o di genere.
Ma scendiamo un po' più a fondo del progetto “Antun Opic”, che lo vede protagonista insieme al polistrumentista Tobias Kavelar e al bassista Horst Fritscher. Dal loro incontro è nato il appunto disco “No Offense”, un prodotto “romantico” ( nel senso che rimanda al clima del movimento culturale tedesco dell'Ottocento) che tende all'infinito e che mira alla trasmettere profonde e toccanti emozioni a chi lo ascolta.
No Offense è un album composto da 12 brani estremamente ricercati, che recuperano un certo spirito gitano e folk. Un album intimo e personalissimo, registrato senza passare attraverso alcuno studio di registrazione, né produttore. Si tratta di un disco figlio del tempo presente: internazionale, globale e realizzato grazie alla tecnologia digitale, ma con dei contenuti – musicali e nella scelta dei testi - “unici”.
Le canzoni che compongono No Offense raccontano e descrivono personaggi e situazioni che sembrano realmente esistenti, ma che generalmente non destano l'interesse del pubblico, perchè parlano di personaggi poco noti o di temi di cui nessuno vuole scrivere o parlare in musica – come la povertà, la difficile situazione degli homeless, degli emarginati ed esclusi dalla società. Le tracce sembrano tante polaroid, istantanee che descrivono la vita di persone sconosciute e che vivono nell'ombra di qualcun altro, ma che prendono profondità, calore e vita quando vengono “suonate”.
Ma iniziamo a parlare delle tracce: l'album si apre con una coloratissima “Hospital”, una traccia colorata con un'anima swing che strizza l'occhio a un jazz balcaneggiante e molto personale (vi invitiamo a dare un'occhiata al video di questa traccia per farvi un'idea della forte “presenza scenica” di Opic& co: http://www.youtube.com/watch?v=HxnENoPhIHU ).
Come se stessimo facendo un giro in un colorato lunapark pieno di attrazioni, Antun solletica poi l'interesse dell'ascoltatore con la traccia successiva “Bulletproof Vest”. Una ballad dolcissima in cui il banjo e le percussioni cullano l'ascoltatore in un'atmosfera bucolica, lontana dal fragore e dall'ansia del vivere nelle società contemporanee. Il mood si fa ancora più delicato in “No Offense”, dove la voce di Antun accompagnato dalla fedelissima chitarra acustica diletta e accarezza delicatamente, con sonorità pop-folk, l'orecchio dell'ascoltatore, suscitando una piacevolissima sensazione.
Particolarissima è “The Informer”, una composizione in cui la formazione del progetto di Antun Opic si arricchisce con la sezione dei fiati (sassofono, tromba e trombone), che contribuiscono a dare colore alla canzone. Qui si racconta e descrive la miserabile e deprecabile vita di un personaggio ai limiti della società: lo spione, chi ha l’abitudine di fare la spia, di riferire, per malevolenza o per interesse personale ad altre persone, i difetti, manchevolezze delle persone osservate o comunque quanto queste cercano di tenere nascosto. La traccia strizza l'occhio a sonorità e ritmi gipsy, risultando simpatica anche grazie alla particolarità vocale di Antun, che gli permette di calarsi teatralmente nella parte dello spione.
Il viaggio musicale prosegue con la bellissima “Moses”: poesia pura nata dall'intreccio di due chitarre e dal basso acustico, che rivelano tutta la bravura degli esecutori (Opic, Kavelar e Fritscher). La formazione si arricchisce di nuovo con la sezione fiati nella tracce “We don't give a damn!” ( che vede anche Engel al sax) e “Juanita guerdita” (in cui oltre al sax si aggiungono tromba e trombone). Questa traccia, la settima, ci riporta a sonorità latineggianti. Simpaticissima la batteria che dà vivacità al pezzo. Un brano corale in cui si mescolano le corde e i fiati creando cade e frizzanti sonorità dal ritmo jazz.
Solare e divertente “Don't forget!”, che presenta all'ascoltatore un pop etnico, che si apre a sonorità più latine grazie ai giochi di chitarra e ai riff della batteria; carina anche “Warm” a cui il sassofono, con il suo timbro caldo e affascinante, conferisce una sensualissima profondità. Nostalgico e romantico è invece “Troubled Waltz”, in cui l'ukulele e il clarinetto evocando un'atmosfera calda, che evoca quasi il rimpianto per la lontananza da persone e luoghi cari.
A chiudere il viaggio musicale due tracce estremamente evocative: “Good Friends” e “Rootless Tree”, che risentono di influssi folk-blues, in cui si esprimono bene le capacità di cantautore di Opic.
Invitiamo caldamente all'ascolto di “No Offenses” un album sinceramente piacevole e rilassante!
Per maggiori informazioni vi consigliamo di dare un'occhiata al sito ufficiale del progetto: Antun Opic (www.antuopic.com)