Terrae Motus

a cura di Giulia Bianca
 
Dal 6 all’8 Dicembre 2018 al Centro Universitario Teatrale di Perugia è stato presentato lo spettacolo di Maria Anna Stella a cura di Roberto Ruggieri: “TERRAE MOTUS, MOTUS ANIMAE”.
Tutto ha inizio con l’attrice che balza sulla scena e attira le attenzioni degli spettatori raccontando la storia della Cornacchia di Frascaro tra battute dialettali e ilarità. La protagonista “dipinge” il quadro della sua casa, della sua città e lo regala agli spettatori.
Norcia è una città piccolina, con il bar dove tutti si incontrano, le vecchiette che puntuali si preparano alla processione ben vestita ed emozionate, i ragazzi che giocano e gli amici di sempre. Norcia non è più quella di prima, è cambiata da quando quel Terremoto ha scosso gli animi di tutti.In questo spettacolo non c’è commiserazione, non c’è tristezza, c’è l’esaltazione dell’incapacitàumana di restare sé stessi quando si perde il proprio mondo, la propria casa e la forza di ripartirecomunque.
Chi vive il terremoto non torna più com’era. Maria Anna ci mostra quanto nella vita di ogni giorno ci muoviamo come zombie, persi nelle nostrecose, nel prossimo acquisto, nell’impegno successivo, ci mostra con ironia quanto sappiamo sentirciforti ma ancor più quanto siamo fragili dinnanzi al mondo. La terra quando si muove non muove solo le case, muove le vite di persone che hanno impiegato la loro esistenza in quei posti, tra quelle vie, in quelle chiese, in quei locali. Dopo il terremoto tutti non possono che ripensare a quel momento e parlarne e riparlarne. In situazioni così paradossali le persone che hanno percepito il crollo di ogni certezza, non sanno più a cosa credere, a chi affidarsi e a tal motivo assume un ruolo cardine la religione. E’ narrata la venuta di un parroco che indirizza gli animi scossi dei cittadini versol’infinito e la signora Maria non ne può più: “L’infinito? Non lo trovi mica, non bussa alla porta per dirti ciao, sono infinito. L’infinito lo costruiamo giorno dopo giorno, lo costruisci insieme.”
In questo momento di drammatica ilarità ogni speranza nel divino diviene ridicola e si giocasull’impossibilità dell’uomo di credere ancora quando viene trascinato nella più totale e incerta finitezza della sua esistenza.
“Annamo da Bergoglio con l’infinito non religioso di roba che non posso più mettere in casa!” urla l’attrice in tutta risposta interpretando una delle vecchiette più chic ed esuberanti della città. Viene descritto un bellissimo albero di ciliegio in fiore e Maria scossa e perplessa esclama: “Non è che tante volte bisognerebbe fare le case come i ciliegi, così quando cadono non si sente?”
La scena è dominata dalla protagonista che incorpora perfettamente tutti i diversi personaggi conuna interpretazione straordinaria e un’intensità emotiva disarmante. Si passa dai dialoghi ai canti tempestivamente; l’urlo della cornacchia di Frascaro, e il suo mancato lieto fine, appartiene ad ogni personaggio diventa la chiave di rappresentazione di un dolore che non vuole essere rimarcato eccessivamente ma assumere un nuovo significato, far riflettere lo spettatore.
Eccellente scelta dei brani musicali italiani come “Zingara” di Iva Zanicchi, “Cu’ mme” di Mia Martini e Roberto Murolo, “E’ la mia vita” di Al Bano, “Summer on a Solitary Beach” di Battiato per descrivere la storia di due vecchietti costretti a trasferirsi al mare, perché senza più casa, e a morirelontano dalla propria città, ricordandoli con un sorriso per il loro coraggio di ripartire da un’altraparte.
“Il tempo mangia tutto e quando mangia questa parete, questa parete cade e c’è il vuoto. Il terremoto è anche quello che ti trema dentro, lu vuoto è pieno de roba, siamo noi il terremoto”.
E così che lo spettacolo volge al termine con “Anima fragile” di Vasco Rossi che ricorda a tutti gli spettatori quanto la vita continua, anche senza di noi, senza tutte quelle persone che ormai dopo il terremoto sono lontane e non ci sono più, perché non possiamo che accettare il cambiamento, anche quando ci strazia e ci porta via il nostro mondo, anche quando vediamo tutto sgretolarsi dobbiamo ricordare che il tempo, questo maledetto, “cambia tutto lo sai, e cambiamo anche noi”. La simpaticissima Maria esce un attimo tra gli applausi e rientra commossa per intonare agli spettatori, venuti da Norcia e a tutti gli altri i canti della sua città e della sua tradizione.Tante cose vengono cambiate e distrutte purtroppo, ma l’amore per le proprie radici non si scalfisce, è così che Norcia con i suoi usi e costumi rinasce in questo spettacolo e nell’animo di chi l’ha vissutae la amerà per sempre.