Vinicio Capossela: una festa rionale per lo spirito
"Una faccia, una razza" dice una canzone dell'ultimo album del cantautore irpino inqualificabile. Lo spettacolo di Vinicio Capossela è molto più di un concerto: è una festa di paese, è poesia e parole in libertà, folk, cappelli e colori, gilet di capra e maschere da Minotauro, baffi finti e spalliere da palestra. La Città della Domenica ("il paese dei balocchi" come l'ha definita Vinicio) ha ricreato l'atmosfera insieme da circo e piano bar del nuovo tour Rebetiko Gimnastas: un caleidoscopio di suoni greco-balcanici, i cui colori si snodano attraverso nuovi brani, riarrangiamenti in chiave rebetiko di vecchi successi e anche a sorpresa qualche chicca inascoltata. La lingua e le sonorità greche si rivelano sorelle della nostra cultura italica, il che è ancora più significativo in questo momento storico infelice per la Grecia come per l'Italia. Una faccia una razza, eppure Capossela è un intero universo: riesce a far ballare una sala piena (grazie anche al contributo dei grandi musicisti della sua orchestra) e a parlare sottovoce come in un boudoir. Voce assolutamente magnetica, sigaretta e bicchiere alla mano seduto al suo pianoforte, canta e si diverte, lontano da ogni stereotipo di personaggio pop. Il suo concerto è un rito dionisiaco, una "ginnastica dello spirito", che trasporta il pubblico e la stessa orchestra che la evoca. Due ore e mezza di musica che abbraccia i generi più diversi ma con un denominatore comune: la bellezza.