Recensione "Mete" di Niente
a cura di:
Francesco Miriello
Un album da ascoltare nelle domeniche grigie e piovose sul divano, mentre accarezzi il tuo gatto e con un plaid sulle gambe.
“Mete”, uscito a febbraio per “La Fame Dischi”, è la seconda fatica di Niente, nome d’arte di Mirko Paggetti.
È il disco della maturità per il cantautore romagnolo. Introspettivo e malinconico, un salto di qualità rispetto all’album d’esordio “E pensare che tutto scorre”, senza però snaturarne lo stile. In questo album infatti si percepisce molto l’influenza degli Smiths. L’eredità di Morrissey si sente soprattutto in “Tra un ma e un se”, canzone che ci fa ritornare agli anni ’80, per le sonorità e per il ritornello.
Il singolo “Quando sarai niente” stordisce, perché all'arpeggio vivace della chitarra fa da contraltare il testo amaro e disilluso, che ci lascia con una domanda a cui è impossibile rispondere: “cosa succederà quando saremo niente?”.
Da segnalare anche “Profonda mente”, in cui è la batteria martellante di Mauro Casadei (dei Gattamolesta) a fare da protagonista e “Resistere a Luglio”: quest’ultimo pezzo affronta il tema dell’inverno inteso come una forza che cambia le persone e rischia di far naufragare amori e speranze (“ma questo inverno passerà, ci cambierà, tu prova a crederci”).
Il secondo album di Niente è nel segno della continuità della sua direzione musicale, con più esperienza e maturità, soprattutto dal punto di vista dei testi. Consigliato per un pubblico dell’indie-rock malinconico.